Nata a Berlino il 20 giugno 1937, Heidi Hetzer era una ragazza con “benzin im blut”, letteralmente con la benzina nel sangue, cresciuta in mezzo ad auto e olio motori. Suo padre, Siegfried, era un meccanico, proprietario di una concessionaria a Berlino, nonché grande viaggiatore noto per aver intrapreso nel 1929 un tour dell'Egitto in sella alla sua motocicletta, un viaggio che spesso raccontava alla figlia facendole sognare altrettante avventure.
Ed è con questo spirito che Heidi imparò a guidare all'età di 14 anni, partecipando alla sua prima competizione su uno scooter, un rally intorno al Müggelberge. A 17 anni intraprese il proprio percorso lavorativo nell'azienda di famiglia come meccanico automobilistico, seguendo alcuni corsi di formazione nei qualisi trovò a essere l'unica donna in aula. Nel 1969, all'età di 31 anni, rilevò l'attività del padre diventando proprietaria e direttrice di una delle più grandi concessionarie di auto di Berlino.
Parallelamente alla sua carriera imprenditoriale, Heidi Hetzer coltivò anche la sua passione per le corse automobilistiche. Negli anni partecipò a numerose competizioni: la Mille Miglia da Brescia a Roma e ritorno, il Rally di Monte Carlo, il Rally Parigi-Berlino e il Rally Panama-Alaska nel 1997. Ancora fu presente in pista alla Carrera Panamericana in Messico e al Tour d'Europe del 1989e si classificò terza in entrambe le gare. Guidò per 2000 km attraverso la Germania con una Hispano-Suiza e, infine, tra Düsseldorf eShanghai nel Rally del 2007.
Heidi fu dunque una imprenditrice, una pilota, ma anche, e forse soprattutto, un'avventuriera. È all'età di 77 anni che decise di partire per il suo viaggio più importante: il giro del mondo. Come compagna di viaggio la sua “oldtimer”, l'auto d'epoca americana soprannominata da lei stessa “Hudo”: una Hudson del 1930 con 60 cavalli, 3 marce e i cerchi in legno. Partendo da Berlino, attraversò l'Europa orientale e la Cina, per poi arrivare in Australia. Dopo aver raggiunto la Nuova Zelanda, lei e Hudo furono trasferite nelle Americhe, dove guidò lungo il Canada e si diresse a sud, attraversando gli Stati Uniti, il Messico e l'America centrale e meridionale. Successivamente, navigò verso l'Africa per tornare, infine, a casa a Berlino.
Il viaggio non fu però privo di contrattempi e cambi di programma. Poco dopo la partenza rimase senza il suo secondo, non la suaadorata auto ma l'amico e copilota di rally, che dovette ritirarsi dal progetto per motivi di salute. Ricevette oltre 150 candidature da parte di aspiranti sostituti e alla fine selezionò un fotografo: “Almeno non prenderà il volante!” commentò. Tuttavia presto Heidi riprese il viaggio da sola.
Ancora nelle montagne del Kirghizistan, a 3750 metri sul livello del mare, Hetzer e Hudo soffrirono il freddo gelido di -21° nel tentativo di entrare in Cina attraverso il passo Torugart quando, a causa della mancanza dei necessari permessi, furono costretti ad aspettare. A complicare ulteriormente l'entrata in territorio cinese fu la presenza di un limite di 69 anni per richiedere la patente di guida locale, mentre Heidi Hetzer al tempo aveva 77 anni. Grazie all'aiuto di una persona del luogo riuscì a entrare comunque nel paese - aggirando l'ostacolo anagrafico - attraverso un valico alternativo, che richiese un'estensione del percorso di circa 500 km in più rispetto all'itinerario previsto e l'affrontare temperature ancor più rigide.
Tra tutte, furono due le sfide maggiori, che rischiarono di segnare una battuta d'arresto definitiva per il suo lungo viaggio: la perdita di due dita della mano mentre tentava di riparare il motore di Hudo e, in seguito, due interventi per la rimozione di un tumore. Ciononostante, Hetzer riprese sempre la corsa sulla strada, terminando l'avventura intrapresa il 12 marzo 2017 con il rientro a Berlino. Più di 63.000 km e quasi tre anni di guida dopo, Heidi Hetzer concluse il giro del mondo con la vettura Hudo.
Morì nel 2019, all'età di 81 anni, nel suo appartamento a Berlino, segnando la fine di un'era per molti che l'avevano conosciuta e ammirata. Con il suo viaggio è stata fonte di ispirazione e tenacia, non fermandosi davanti alle difficoltà, ma proseguendo la rotta con intraprendenza.
Sul suo blog, una volta scrisse: «L'età non ti protegge dalla vita».