C'era una volta il camper ‘solo' in vacanza. Lo sviluppo (obbligatorio, in molti casi) dello smart working hanno mutato la storia, facendo scoprire il vantaggio di una casa e/o ufficio che si sposta, provvista di connettività, prese elettriche, autonomia energetica. Magari con un panorama che migliora subito l'umore e aumenta la produttività.
Altri hanno deciso di lasciare monolocali cittadini per cercare luoghi in mezzo alla natura per vivere, magari cambiandoli di tanto in tanto. E altri ancora hanno utilizzato il camper come ‘stanza da hotel' nelle continue trasferte lavorative, senza doversi appoggiare alle strutture di hospitality. Questo ovviamente nulla toglie all'aspetto ricreazionale del camper, semmai ne ha integrato il valore di libertà e piacere, dando peso a una delle espressioni più amate tra gli appassionati che lo definiscono “aria di casa mia, sotto ogni cielo”.
Dati molto positivi
Di riflesso si è mosso il mercato, in misura ben differente rispetto alle auto. Le declinazioni del camper sono mutate, togliendo quel concetto di stagionalità che lo esaltava ma ne limitava l'utilizzo mentre i valori di libertà, autonomia e sicurezza valgono sempre. Così Assocamp, l'associazione italiana di riferimento per il settore – con circa 200 affiliati, che sono il 90% dei concessionari - ha stimato che nel 2020, i camper hanno coinvolto almeno un 30% di italiani in più rispetto all'anno precedente.
Le immatricolazioni sono salite del 7,44% mentre ci sono affiliati che hanno segnalato una vendita dell'usato superiore del 50% al 2019. Ed è interessante un recente studio dell'Osservatorio Turismo Nomisma: il 50% di chi ha fatto almeno un viaggio tra giugno e agosto 2020 ha preferito una vacanza nella natura. Il 44% ha scelto una meta adatta a lunghe passeggiate, il 20% con possibilità di praticare sport all'aria aperta e il 18% ideale per escursioni in bicicletta.
L'ultima generazione
Il fenomeno non sta sfuggendo alle case automobilistiche: l'ultima serie di van camperizzati ha poco a che vedere con i furgoni attrezzati di un tempo, quelli che piacevano tanto agli hippy per intendersi. Sono veicoli abitabili, allestiti all'interno della scocca di un furgone, senza che a questa vengano apportate modifiche. L'unico vero intervento è la coibentazione: più è isolato, migliore risulta il comfort.
Il vantaggio principale rispetto al normale camper è rappresentato dalla versatilità: il van è poco più grande di una monovolume, le dimensioni compatte – che assicurano manovrabilità, stabilità, possibilità di parcheggio - non impediscono l'utilizzo nelle strade urbane ma non penalizzano l'off-road leggero. In definitiva, con un van si è liberi di viaggiare (quasi) ovunque, con un camper no. Poi subentra una qualità superiore se i modelli sono realizzati da Volkswagen (California 6.1), Mercedes Benz (Marco Polo), Ford (Transit Custom Nugget) o vengono costruiti sul telaio del Fiat Ducato. Veicoli molto vivibili e spesso ben arredati, molto ‘europei' insomma. In Giappone, dove prosperano i capsule hotel – quelli con le camere-loculi – invece il concetto del van è spartano.
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Capsula rettrattile
All'ultimo Tokyo Motor Show (virtuale), Nissan ha presentato il NV350 Office Pod Concept. Partendo dal noto commerciale NV350, modificato nel look con l'aggiunta di un guscio di pannelli ad effetto tridimensionale, la Casa ha aggiunto nel volume interno del furgone una capsula retrattile (da cui il termine Pod), capace di muoversi su un sistema di binari.
Dentro, c'è una vera workstation: la postazione, gestibile tramite smartphone, è dotata di scrivania e sedia da ufficio ‘firmate' da Herman Miller. Sotto ai piedi, lungo il pavimento, uno schermo proietta immagini di elementi naturali in movimento mentre sopra la testa, c'è un tetto ‘tutto da vivere': dotato di lettino regolamentere e ombrellone apribile, vuole essere lo spazio che consente di evadere dall'ufficio, per godersi – da soli e all'aria aperta - una tazza di caffè. Sì, perché all'interno del mezzo è prevista una coffee machine.