Sopra di me, Huascarán stava “arrossendo”, come dice la gente del posto. Non appena ho allacciato il cinturino con doppio anello a D del mio casco e ho puntato lo sguardo verso il cielo, le cime delle montagne peruviane, inclusa la più alta di tutte, Huascarán, erano ammantate da uno sfolgorio rosso brunito, in attesa di accogliere l'alba con tutti gli onori del caso. Appollaiato sulla sommità di un passaggio montuoso andino, il mio percorso quotidiano è lì davanti a me, in attesa di qualche magico e sinuoso blacktop pre-alba.
Per me, il miglior modo per avventurarsi in un viaggio estivo che rapisca tutti i sensi nel modo giusto è uno ed un solo: la motocicletta. E avere la responsabilità delle due ruote, ti dà molta più libertà di esplorare.
Gustare la libertà
Non fanno per me i restringimenti di carreggiata e le noiose, statiche e sempre uguali code del traffico, alla spasmodica ricerca del percorso più veloce da A a B. In sella alla mia motocicletta, posso veramente godermi i tornanti più stretti e le strade più difficili durante lunghi viaggi estivi. In nessun altro luogo più del Cañón del Pato, anch'esso nel Perù centro-nord, dove si stagliano due maestose catene montuose, la Cordillera Blanca e la Cordillera Negra, a pochi metri di distanza l'una dall'altra, si costeggia la vertiginosa gola e il Rio Santa nella zona inferiore.
Ad aggiungersi all'impatto adrenalinico c'è che questo particolare tratto è composto da 45 km di strada estemporanea, non protetta, costellata da 35 gallerie rocciose, rozze, poco illuminate, ad una corsia. Si capisce facilmente perché sia considerata una delle più pericolose al mondo. Ma il suo pericolo la rende un viaggio affascinante,terrificante e mozzafiato, da provare in motocicletta. È possibile sentire il sangue che pulsa incessantemente nelle orecchie, man mano che si scompare in queste gallerie profonde e oscure, suonando in continuazione il flebile clacson in caso di incontro di qualche impaziente furgone che trasporta il legname, prima di riemergere alla luce del sole ustionante, su una cengia di ghiaia incorniciata dalla montagna, che ti prepara psicologicamente per le successive 34 gallerie.
Una scoperta continua
Non è che sia sempre necessario viaggiare così lontano per avventure estive in moto. Prendetevi una cartina dell'Europa e andate a caccia delle strade locali, designate come D o bis in Francia, ad esempio, per trovare percorsi meno impegnativi e più attraenti.
Esplorate l'Italia e scoprite alcune strade pittoresche e vertiginose, appena poco fuori dal radar delle masse turistiche. Dimenticate l'appariscente e affollato Passo dello Stelvio. Sperimentate invece la bellezza della SP251, il lato italiano del Colle dell'Agnello delle Alpi Cozie, e la terza strada asfaltata più alta in questa parte di mondo, a 2.744 metri. Non è per i deboli di cuore. Il suo percorso a senso unico, assottigliato, è ricavato tra le montagne tra Francia e Italia, offrendo viste genuinamente instagrammabili (#inspo) ad ogni chilometro che passa. Il lato francese è molto più facile, ma il percorso è comunque pittoresco e permette di riprendere fiato dietro la presa d'aria della mentoniera man mano che si scende.
Una delle chicche inattese del summer tour è imbattersi per caso in qualche sentiero nascosto, in qualsiasi zona in cui state guidando, anche accanto al percorso più oscuro su cui vi trovate già. Dopo aver provato la già citata SP251, immaginate di scoprire un vecchio percorso militare, asfaltato, scosceso, costruito lungo il passo nel 1744 per collegare due fortini, denominato Strada Dei Cannoni. Indubbiamente perfetto per godersi i raggi del sole che rimbalzano da una parete all'altra e una grande avventura per le motociclette dotate di pneumatici sportivi. È proprio per questo che è nata la motocicletta!
Mantenersi sempre freschi
Mentre i cieli azzurri e le temperature piacevoli sono ciò che rende l'estate perfetta da trascorrere in moto, mantenersi freschi in ogni momento è una vera e propria arte. Scegliete i kit che garantiscano il giusto equilibrio tra protezione e ventilazione. Avere sempre tutto con sé è il mantra da ripetersi costantemente. Può risultare sorprendente che gran parte della pelle esposta agli elementi atmosferici sia più difficile da tenere al fresco: l'aria ci passa sopra mentre si è alla guida, il sudore evapora, e questo porta a disidratarsi più velocemente. Le giacche con prese d'aria e tessuti in rete, i guanti estivi perforati, i jeans rinforzati in Kevlar o i pantaloni in tessuto traspirante con protezione certificata CE per ginocchia e anche sono tutti ideati per una migliore circolazione dell'aria e per sentirsi comodi in moto anche quando fa molto caldo.
Non lasciatevi tentare di indossare una normale T-shirt in cotone sotto la giacca; in un attimo, sarà inzuppata. Come primo strato, provate piuttosto una maglietta intima a maniche lunghe e traspirante. Sostituite in neri stivali da moto invernali, completamente imbottiti, con stivali più corti e dai colori più chiari. Ciò che perdete a livello di di impermeabilità, lo guadagnate in termini di freschezza del piede, in particolare se indossate anche i calzetti traspiranti.
Due ulteriori aggiunte veramente utili al vostro arsenale per il summer tour sono il gilet rinfrescante e l'hydration pack. Riempite l'hyration pack con acqua metà ghiacciata, metà fredda; non solo l'acqua resterà più fredda più a lungo, ma la schiena risulterà più fresca, in particolare quando ci si ferma ai semafori e in situazioni analoghe, garantendo in contemporanea il giusto apporto idrico. Il gilet rinfrescante può sembrare un'esagerazione, ma aiuta veramente durante i percorsi più lunghi, a temperature molto elevate. È progettato per essere indossato sotto una giacca da moto traspirante, e funziona dopo essere stato immerso in acqua. È in grado quindi di assorbire e di trattenere l'acqua, rilasciandola lungo il percorso tramite evaporazione.
Tutto il necessario per avventure su due ruote indimenticabili
Grazie a questi semplici accorgimenti per combattere il calore, mi sono goduto il giro in motocicletta tra i pittoreschi villaggi andini peruviani, con tutta la libertà di scansare l'ultimo dei cani locali che mi inseguiva e di ricambiare il saluto a una delle campesinas dalla tipica gonna larga man mano che le superavo, mentre erano alla guida del gregge di pecore lungo le strade costellate di buche. Tutto quello che dovevo fare era guidare per gli ultimi 40 chilometri della giornata fino al villaggio successivo, evitando i simpatici autisti dei furgoni, intenti masticare le foglie di coca, e greggi di capre sparpagliate lungo le curve cieche del percorso... Il tutto in una sola giornata in moto.