Smart home, domotica e internet delle cose. Termini e concetti che fino a qualche anno fa ci sembravano impossibili da comprendere, appartenenti ad un futuro che sembrava ancora troppo lontano, ma nel giro di qualche anno la situazione è decisamente cambiata. La tecnologia, sempre più rapida nell'evolversi e sempre più legata alla nostra vita di tutti i giorni, non poteva non entrare con decisione nelle nostre case, promettendoci di gestire tutto in maniera automatizzata e di renderci le cose, anche più complesse, molto più facili e divertenti. Sarà proprio così?
Qual è la differenza tra una casa normale, come ce ne sono milioni in tutto il mondo, e una smart home gestita dal display touch screen del proprio smartphone o tablet, anche a distanza? Sono tanti i vantaggi che una casa gestita, in parte o totalmente, da tecnologie appartenenti alla categoria dell'Internet of Things – detto IOT - è in grado di offrire a chi decide di investire nell'innovazione. La domotica (dall'unione della parola domus e robotica) utilizza l'Internet of Things con lo scopo di rendere intelligente la casa e di creare una mappa di oggetti connessi tra di loro attraverso un network digitale basato sull'intelligenza artificiale, e anche se non è ancora riuscita a scardinare alcune convinzioni del passato, tutti sono concordi nell'affermare che una casa smart permette di risparmiare tempo, denaro e fatica, il tutto all'insegna del benessere e di un consumo equilibrato e consapevole dell'energia e delle risorse a disposizione. E non è poco.
Un settore in piena espansione
Parlare di domotica significa riferirsi ad una serie di oggetti tecnologici pensati e sviluppati per integrarsi completamente con un edificio domestico, dispositivi in continua comunicazione tra di loro per rendere intelligente e automatizzata la casa. Si tratta di una scienza a tutti gli effetti, legata esclusivamente alle abitazioni private. Per luoghi pubblici, come scuole, uffici, alberghi, centri commerciali, si parla di building automation, altrettanto importante per trarre vantaggi da azioni ripetitive gestite tramite apparecchiature intelligenti.
Grazie al progredire della ricerca tecnologica, tecnologie che oggi possono sembrare usuali, sensori Rfid a radiofrequenza, Tag NFC, QR Code, Bluetooth e Wifi, sono finalmente in grado di soddisfare esigenze quotidiane e risolvere problemi come mai in passato. I produttori di dispositivi smart per la gestione della casa stanno proponendo sul mercato, da qualche anno, oggetti realmente interessanti, in grado di rivoluzionare la quotidianità a costi accessibili a molti. Inoltre, le più grandi aziende impegnate nella produzione di smartphone e tablet, Apple, Google e Samsung, investono ogni anno sempre più per lo sviluppo di software dedicati all'Internet of Things e alla domotica, in grado di rendere i propri prodotti, iPhone, Google Pixel, smartphone della linea Galaxy S, degli hub (computer centrali) per la gestione della casa automatizzata.
Dalla radio alla tv, dalla luce agli impianti di sicurezza, il settore dei cosiddetti elettrodomestici bianchi è quello in maggior evoluzione, grazie all'introduzione di nuovi componenti elettronici e il miglioramento delle prestazioni. Sempre più imprese infatti stanno trasformando questi dispositivi tradizionali i oggetti smart in grado di comunicare tra loro e con ogni persona presente in casa.
In questo modo, tramite un'applicazione per mobile installata nel proprio smartphone o tablet si ha la possibilità di scegliere la musica da ascoltare in casa programmando la playlist mentre si è ancora in giro, consultare i siti preferiti sul proprio televisore, conoscere le previsioni meteo in tempo reale.
Il 2014 è stato un anno importantissimo per la domotica. Si tratta infatti di un settore in crescita, capace di attrarre miliardi di investimenti. Basta pensare che le aziende hanno ottenuto il 90% di finanziamenti in più rispetto agli anni precedenti, per un motivo in particolare: circa il 45% dei possessori di una casa erano intenzionati a modifiche legate all'Internet of Things, soprattutto dal punto di vista del risparmio energetico, comfort e sicurezza. All'Internet of Things è dedicata anche una fiera molto importante, nota come Internet of Things World, organizzata ogni anno a San Francisco, città della Silicon Valley, il regno della tecnologia. Lì i principali attori del settore si incontrano, presentano novità e consentono alla folla in arrivo da tutto il mondo di provare con mano le nuove tecnologie.
La domotica trova la sua piena applicazione nelle abitazioni di nuova generazione, ancora rare, soprattutto nel Belpaese, e ad appannaggio di pochi, ricchi facoltosi. Ad esempio, qualche settimana fa, Tim Cook, CEO di Apple, raccontava in un'intervista la sua esperienza quotidiana con l'Internet of Things e le sue abitudini legate all'utilizzo dell'HomeKit e dell'applicazione Home, la piattaforma ideata con la supervisione della sua compagnia e basata su scenari modificabili a piacere dall'utente, utili per gestire in maniera intelligente la casa attraverso degli automatismi impostati precedentemente.
Ecco un estratto dell'intervento: "Ora, quando dico ‘Buon Giorno' a Siri, le luci di casa mia si accendono e si avvia la preparazione del caffè. Quando mi reco in soggiorno per rilassarmi durante le ore pomeridiane, uso Siri per calibrare la luminosità e accendere il camino. E quando esco, con un singolo tap sul mio iPhone spengo tutte le luci, spengo il termostato, e chiudo tutte le porte. Mentre ritorno, quando sono vicino a casa, questa si prepara automaticamente per il mio arrivo utilizzando un semplice geo-fence".
Con molta probabilità il dirigente californiano ha avuto vita facile nell'organizzazione e progettazione della sua casa intelligente, con la predisposizione all'atto della costruzione dell'impianto elettrico, un'installazione integrata di elettrodomestici e altre apparecchiature elettroniche. Tuttavia chi non ha a disposizione un'abitazione moderna, può comunque usufruire dei vantaggi offerti dalla domotica e dai dispositivi elettronici? Allo stato attuale delle cose, se ci si ritrova a dover effettuare dei lavori per l'ammodernamento della propria abitazione, magari per facilitare la quotidianità ai propri parenti anziani, si possono facilmente integrare sistemi intelligenti "per gruppi", per via degli standard differenti utilizzati dai produttori. Si possono installare senza problemi, ad esempio, impianti di automazione per la sicurezza anche molto avanzati, composti da dispositivi di rilevazione sonora per la videosorveglianza, allarmi antintrusione collegati a telecamere ad infrarossi e strumenti di videocitofonia, ma è molto complicato collegare il tutto ad un altro impianto domotico connesso sulla stessa rete (collegare l'allarme con una cassaforte smart, ad esempio, in modo che quest'ultima si sigilli quando c'è qualche intrusione). Il sistema degli standard, come vedremo nel paragrafo successivo, elimina alla base la flessibilità con cui sarebbe possibile integrare sotto un unico hub tutte le funzioni d'intelligenza integrata gestibili da dentro e fuori casa.
La domotica e il problema degli standard
A tutti prima o poi balza in mente l'idea di voler rimodernare casa, renderla un ambiente smart con dispositivi tecnologici di ultima generazione in comunicazione tra di loro. Purtroppo, a parte un'ingente somma di denaro, c'è bisogno anche di una pianificazione nella scelta e nell'acquisto dei vari sensori e dispositivi. Questo perché ogni azienda operante nel settore ha deciso di tutelarsi applicando ai propri prodotti degli standard che li rendono compatibili solo con altri device della stessa marca. I prodotti dell'Internet of Things disponibili sul mercato sono compatibili con standard quale Apple Homekit, Samsung Home Cloud, Google Home, Z-Wave e Zigbee (questi sono solo alcuni) e dipendono, per la gestione, da applicazioni ognuna diversa dalle altre. Una miriade di paletti imposti dalle aziende che non fanno altro che creare confusione agli utenti e che non lascia decollare il mercato così come dovrebbe. Gli utenti non hanno libertà di scelta, essendo pilotati su determinate soluzioni quando iniziano ad acquistare oggetti smart per la propria casa. Facciamo degli esempi pratici.
Uno dei primi oggetti diffusi nel mercato della domotica è stato il termostato intelligente. Il dispositivo Nest, ad esempio, creato dal padre dell'iPod, Tony Fadell, è un vero e proprio concentrato di tecnologia e design. Di forma circolare e dalle dimensioni molto ridotte, esso non occupa molto spazio e permette il controllo remoto tramite smartphone della temperatura di casa, dei consumi di energia, dell'efficienza dei riscaldamenti e via dicendo.
Oggi i termostati intelligenti sono arrivati alla terza generazione. Ad ottobre 2018, infatti, Nest ha lanciato anche in Italia il nuovo Thermostat E, una versione più compatta rispetto al primo dispositivo domotico lanciato ben sette anni fa. Questo modello si collega al terminale Heat Link che a sua volta è connesso all'impianto di riscaldamento attraverso una connessione wireless, permettendo di utilizzare il dispositivo in qualsiasi punto della casa.
Il monitoraggio della nuova versione del termostato Nest può essere effettuato manualmente in remoto, tramite wi-fi e l'app per cellulare smartphone. Attravers l'app è possibile cambiare la temperatura del riscaldamento, spegnere l'impianto in tempo per evitare di superare la temperatura programmata. Al termine del mese, l'app presenta un bollettino che mostra il livello dei consumi di casa, per capire dove e quando è possibile risparmiare di più.
C'è un però. Nest è stata acquistata da Google qualche anno fa e ciò rappresenta un primo paletto. Chi possiede dispositivi Android infatti, può controllare a voce, via Google Now, la termoregolazione, senza noiosissimi passaggi da fare tramite l'interfaccia del software (login, selezione di comandi su schermate differenti, ecc.). Un vantaggio non da poco per chi vuole, tornando dal lavoro in auto, avviare i riscaldamenti con comando a distanza. E chi non possiede un telefono Android? Peggio per lui. Con iOS non è possibile monitorare l'efficienza di Nest via Siri, ossia l'assistente vocale dell'iPhone, ed è necessario intraprendere l'unica procedura possibile, quella via touch screen.
Altro esempio è quello delle lampade da comodino intelligenti. Esistono delle abat-jour moderne dotate di illuminazione al LED e di un sensore che permettono, tramite applicazione, di variare intensità e sfumature dei colori della luce. La cinese Xiaomi ne produce delle versioni ben fatte, le Yi Light, ma fanno parte di una sorta di circolo chiuso, gestibile esclusivamente tramite hub e app proprietari, che non permette a questa tecnologia di essere gestibile con altre piattaforme e insieme ad altri dispositivi di altre marche.
Ancora un altro esempio: le tapparelle. Sì, anche le tapparelle possono essere intelligenti ed essere gestite via smartphone. BTicino, nota marca del settore, dota le proprie tapparelle automatizzate di comandi smart home, collegabili esclusivamente con una centralina proprietaria! Queste tapparelle, che si alzano e si abbassano toccando il display di un tablet o smartphone, non possono essere configurate su un hub di terze parti, non possono comunicare con altri prodotti non BTicino ed essere programmate per un funzionamento tramite scenari.
Ciò che hanno pensato le varie aziende dunque, è molto semplice. Volete una casa ricca di funzionalità innovative, soluzioni del futuro e nuove tecnologie in grado di rivoluzionarvi la vita? Bene, dovete affidarvi ad un solo marchio. Per carità, ci sono ecosistemi creati in modo impeccabile. Samsung, ad esempio, nelle varie fiere di settore pubblicizza una Smart Home stupenda, ma "obbliga" gli utenti all'acquisto di lavatrice, asciugatrice, frigorifero, televisione, aspirapolvere, dispositivi per la climatizzazione, raffreddamento e riscaldamento, rigorosamente Samsung. Altri, come Apple e Nest, hanno creato dei sistemi "Works with" inglobando nel proprio Internet of Things dispositivi e accessori di terze parti. Il dialogo tra i vari prodotti è fondamentale per la diffusione della domotica nelle case di tutti, ma per ora chi gestisce il mercato fa orecchie da mercante pensando ai propri affari e non a migliori condizioni per gli utenti. Occorre quindi uno studio approfondito e a lungo termine in grado di trovare soluzioni alla moda ma funzionali e alla portata di tutti.