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Denis Dekovic e gli Special Podium Cap di F1

Dopo aver collaborato con i più grandi nomi dello sportswear come Fila, Nike e Adidas, l’acclamato designer Denis Dekovic ha portato il suo stile unico anche su uno degli oggetti più iconici del motorsport

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Il Podium Cap Pirelli è stato a lungo un simbolo di vittoria nella Formula 1 - indossato sul podio dai vincitori mentre venivano premiati.

Tradizionalmente il cappellino è nero, decorato dal logo Pirelli e foglie di alloro, ed è rimasto invariato per anni. Nel 2024 la sua estetica viene ripensata, il cappellino viene reso unico sia nel colore che nel design per ogni Gran Premio e, per la prima volta è stato reso disponibile agli appassionati.

Per la stagione 2025 il noto designer Denis Dekovic ha portato la sua visione creativa nel design dei Podium Cap, realizzando 14 modelli d'autore che, ancora una volta, saranno disponibili per l'acquisto da parte del pubblico.

La sua carriera, lunga quasi tre decenni, annovera collaborazioni con brand internazionali come Nike e Adidas. Dekovic ha guidato il design di prodotti rivoluzionari, plasmando il futuro dell'abbigliamento sportivo. Ha creato scarpe per grandi campioni dello sport come Cristiano Ronaldo, Neymar e Zlatan Ibrahimović, ha lanciato modelli innovativi come le Nike Hypervenom e le Nike Magista, collaborando anche con artisti come Pharrell Williams.

Nato in Croazia da una coppia di atleti, Dekovic è cresciuto circondato dallo sport e dall'arte. Nell'adolescenza un compagno di squadra gli mostrò uno schizzo di una scarpa Adidas, accendendo una scintilla capace di generare in Denis una passione lunga una vita. “Ho detto: 'Ok, voglio diventare un designer di scarpe”, ha ricordato a The Complex Sneakers Podcast. “Disegnavo tutto il tempo, giorno e notte, e mandavo in giro il mio portfolio”.

La sua perseveranza ha portato frutto. Subito dopo le scuole superiori ha iniziato a lavorare presso il brand di abbigliamento sportivo Lotto, passando poi da un'esperienza in Fila prima di entrare, nel 2005, in Nike. Diventato senior design director del settore scarpe da calcio, ha svolto un ruolo fondamentale nel dare forma ad alcune delle più celebri innovazioni del marchio. Nel 2016 ha portato poi la sua esperienza in Adidas, lavorando nella Brooklyn Creator Farm e diventando infine Senior Vice President del design e direttore creativo globale del marchio.

Nel 2022, Dekovic ha lasciato Adidas per fondare la propria agenzia creativa, la DKVC.

Porta lo stesso spirito innovativo in Formula Uno, ridefinendo uno dei simboli più iconici di questo sport: lo Special Podium Cap Pirelli F1.

Denis, come è nata la collaborazione sul progetto di design degli Special Podium Cap F1 di Pirelli?

La nostra collaborazione è iniziata grazie al reciproco apprezzamento per l'innovazione e l'eccellenza nel design. Ho sviluppato un profondo legame con il motorsport nel mio lavoro insieme a Michael Shumacher, all'epoca collaboravo con Fila e ho contribuito al design dei suoi stivali da pilota. Pirelli ha visto un valore in questo background e mi ha contattato per portare una nuova prospettiva nel suo mondo del design. Siamo entrati subito in sintonia e abbiamo iniziato a immaginare delle possibilità, che hanno dato vita al nostro primo progetto: gli Special Podium Caps per la stagione 2025 della F1.

Qual è stato il brief che hai ricevuto e da dove siete partiti per pensare al design del Cap?

Il compito era quello di reimmaginare il tradizionale Podium Cap della F1, infondendogli un'estetica contemporanea e onorando al contempo la sua storia. Ho iniziato analizzando gli elementi storici del Cap: la base nera, la corona d'alloro e il logo Pirelli. Tendendo poi in considerazione il lungo percorso dei cappellini sul podio, mi sono tornati in mente i momenti iconici dei miei piloti preferiti, come Ayrton Senna e Michael Schumacher, che indossavano trionfalmente i loro cappellini dopo le gare. I piloti, appena finita la gara, scendevano dall'auto sfilandosi il casco e indossavano i loro cappellini: mi sembrava che si stessero cambiando d'abito indossando la loro tuta da supereroi vincenti. Questo legame emotivo mi ha ispirato a modernizzarne il design, pur conservandone l'essenza.

Quali sono gli elementi tradizionali del Cap che hai preferito mantenere e quali invece hai cambiato?

Per me è stato fondamentale conservare l'iconografia della corona d'alloro e il logo Pirelli, che da sempre hanno rappresentato la vittoria e l'identità del marchio. Ho anche mantenuto l'elemento stilistico dei numeri che identificano il 1°, il 2° e il 3° pilota classificato. Partendo da queste fondamenta, ho puntato poi ad introdurre una novità elevando la narrazione attraverso i colori e la grafica, omaggiando la cultura di ciascun Paese o città ospitante. Questo Special Cap, indossato durante il momento della celebrazione, è stato progettato per rendere omaggio ai luoghi e le persone uniche che ospitano ogni Gran Premio.

Hai pensato di renderlo anche un oggetto utilizzabile nel quotidiano dal grande pubblico?

Assolutamente sì. Sebbene il cappellino sia il simbolo del trionfo sul podio, volevo che fosse un anche accessorio elegante e funzionale per i fan. Tuttavia, “più indossabile” non significa che sia per tutti. Si tratta di cappellini speciali per persone speciali, che fanno della loro passione per il mondo delle corse, della F1, dei piloti e in generale del mondo del motorsport la loro bandiera. Ho voluto rendere questi cappellini eccezionali, desiderabili e degni di essere indossati con orgoglio.

Hai lavorato con altri esperti – ad esempio nella selezione dei tessuti?

La collaborazione è stata essenziale nella realizzazione di questo progetto. Ho lavorato con il mio team di graphic designer di fama mondiale e ho lavorato a stretto contatto con il team di Pirelli. La cura per i materiali è stata tantissima, così come quella per i fili utilizzati nel ricamo, con attenzione ad ogni punto cucito. Per dare un'idea, abbiamo sperimentato tre diverse tonalità d'oro per arrivare a scegliere quella più adatta a rappresentare il momento della vittoria.

Cosa ne pensi del risultato finale?

Direi che sono immensamente orgoglioso del design finale. Ogni Special Cap racchiude l'essenza del Gran Premio a cui è dedicato, mescolando perfettamente tradizione e modernità. Ma ogni volta che finisco un progetto, mi concentro su quello successivo. Non mi piace passare il tempo a festeggiare; preferisco sognare il prossimo passo. Il mio obiettivo è di continuare a sorprendere e rendere orgogliosi i fan del motorsport, gli appassionati di F1 e i sostenitori di Pirelli.

Sei diventato noto per la tua straordinaria carriera di designer di scarpe sportive con aziende come Lotto, Fila, Nike e Adidas. Vedi delle analogie tra la progettazione di scarpe e la creazione di questi Cap?

Entrambi richiedono una profonda comprensione della funzionalità, dell'estetica e dell'esperienza di chi li indosserà. Il motorsport, come ogni altro sport, è competizione alimentata da un incredibile desiderio di vincere. Come designer, mi chiedo sempre come posso aiutare o ispirare l'atleta - in questo caso il pilota - a dare il 100 per cento. Oltre a questo, ci sforziamo di ispirare gli appassionati, aiutandoli a sentirsi legati ai momenti più memorabili e ai loro piloti preferiti, fornendo qualcosa che porti con sé un ricordo duraturo, capace di evocare nella loro mente le emozioni di quel giornata speciale.

Pirelli nei suoi progetti cerca sempre di concentrarsi nel superare i limiti: ti trovi in sintonia con questo approccio?

Assolutamente sì. Nel corso della mia carriera sono sempre stato stimolato dal desiderio di innovare e sfidare lo status quo. Pirelli ha una cultura dell'eccellenza, un'ossessione per la ricerca della perfezione e il desiderio di elevare continuamente lo standard per sé e per gli altri, dando una spinta unica alla conversazione, al design e all'innovazione. Tutto ciò combacia perfettamente con la mia filosofia di design, e ha reso questa collaborazione spontanea e stimolante.

Il tuo legame con la Formula 1 è interessante, avevi citato il progetto per Fila degli stivali da corsa per Michael Schumacher a cui hai lavorato fra la fine degli anni '90 e inizio 2000.
Quali sono i tuoi ricordi quando pensi a quel progetto?

È stato un momento cruciale della mia carriera. Lavorare con una leggenda come Michael richiedeva un'attenzione meticolosa nello sviluppo del prodotto su diversi fronti, dalle prestazioni, al comfort e alla sicurezza. È stato il primo a sfidarmi, come designer, a concentrarmi maggiormente sugli aspetti funzionali del prodotto. Michael è stato molto gentile ma allo stesso tempo ambizioso, ispirando quella che credo sia ancora oggi, a distanza di oltre 20 anni, la migliore scarpa da guida mai realizzata.

Hai disegnato delle scarpe incredibili per i più grandi sportivi - Cristiano Ronaldo, Neymar, Zlatan Ibrahimović - e hai ricevuto da loro grandi riconoscimenti. Quando ripensi alla tua carriera di che cosa diresti di essere più orgoglioso?

Progettare per atleti di quel calibro è stato incredibilmente gratificante, ma anche il design è uno sport di squadra e sono molto orgoglioso dell'impatto che questi progetti hanno avuto sul settore e sulla comunità sportiva in generale. A undici anni di distanza, le scarpe da calcio seguono ancora i principi rivoluzionari che abbiamo stabilito nel 2014. Mi piace vedere che i giovani designer si ispirano ancora oggi a quei progetti, seguendo le mie orme.

Hai lavorato anche con artisti come il musicista e designer americano Pharrell. Nella sua recente autobiografia, Pharrell ha dichiarato: “Credo che il dono di [Denis] sia quello di sbloccare ed elevare le persone e i loro talenti”. Cosa ne pensi di questa dedica?

Le parole di Pharrell sono profondamente gratificanti. La collaborazione è sempre stata al centro del mio processo creativo e dare agli altri la possibilità di realizzare il proprio potenziale è un aspetto fondamentale del mio lavoro. Sentire un tale riconoscimento da parte di un visionario come Pharrell rafforza il mio impegno a promuovere la creatività e l'innovazione in tutti i miei progetti.

La tua autobiografia si intitola Hungry for More. Pensando al mondo del design, a quali progetti vorresti ancora lavorare?

Il titolo Hungry for More riflette il mio incessante desiderio di esplorare nuove frontiere del design. Quello che mi stimola sono le sfide più dei singoli progetti; mi piace dimostrare che gli scettici si sbagliano e rendere possibile quello che solo in apparenza sembra impossibile. L'intelligenza artificiale sta dando vita ad una nuova era di possibilità per dare spazio a idee creative. Questo mi entusiasma perché ci viene data l'opportunità di ridefinire le regole e allinearle verso un futuro migliore per tutte le persone e per il nostro pianeta.

Che consiglio daresti a un giovane che vuole intraprendere una carriera nel mondo del design?

Gli direi prima di tutto: “stay hungry”. Svegliatevi ogni giorno credendo di poter cambiare il mondo. Lavorate sodo; i fine settimana sono un'opportunità per spingersi oltre. Collaborate con tutti quelli che potete. Non è necessario essere un genio per creare un progetto rivoluzionario; tutte le soluzioni, le risposte e le idee sono là fuori, basta continuare a cercarle. Abbracciate la curiosità e non smettete mai di imparare. Il campo del design è in continua evoluzione e la capacità di adattamento è fondamentale. Cercate esperienze diverse e non abbiate paura di rischiare. Soprattutto, lasciatevi guidare dalla vostra passione e create sempre secondo i vostri valori, con integrità.

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