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La prova relax si vince col digital detox

La tecnologia ha creato una nuova dipendenza, quella da notifica, che impedisce di vivere il mondo offline con pienezza e di lavorare concentrati. La soluzione è disintossicarsi con pochi consigli (e un po' di buonsenso).

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Potremmo fare una scommessa: è possibile leggere questo articolo senza controllare mai né le altre pagine web aperte del computer né le notifiche dello smartphone? Sarebbe una scommessa interessante, ma le statistiche e gli studi più recenti tolgono ogni dubbio: in una giornata guardiamo il telefono una media di 2600 volte e tenere aperta la pagina internet della posta elettronica porta via una media di 13 ore a settimana. Se poi i ricercatori della Loughborough University aggiungono che per ritrovare la concentrazione dopo essere stati interrotti da una mail (o una qualsiasi notifica del cellulare) ci vogliono all'incirca 64 secondi, il tempo che perso diventa ancora maggiore, con inevitabili conseguenze sulla produttività e, perché no, anche per la creatività, che ha bisogno di tempo e non di distrazioni. 

Cosa significa? Molte cose, in realtà. Da una parte che sì, è vero che essere sempre connessi è ormai una necessità anche lavorativa, ma dall'altra è evidente che quella che stiamo vivendo è una vera e propria ossessione collettiva che non ci fa mai vivere fino in fondo il presente e la realtà, perché troppo presi a condividerli o disturbarli virtualmente attraverso la tecnologia. Una sorta di dipendenza da notifica, che disturba quelle che sono le più classiche abitudini sociali dello stare insieme come parlare, passare del tempo libero con la famiglia o anche soltanto leggere un libro o addirittura dormire. 

Questa attenzione esagerata per la navigazione tra social network, notizie e dispositivi digitali ha anche un nome: Fomo, fear of missing out. La paura di perdersi qualcosa, di non arrivare primi su una notizia o su una foto di Instagram che nei casi più gravi arriva ad avere dei veri e propri riflessi sul benessere e sulla salute. I veri digital addicted passano da un'ansia da mancanza di connessione (in questo caso si parla di nomophobia), abbastanza simile a un attacco di panico, fino a riscontrare delle reali conseguenze fisiche, come l'artiglio da sms, ovvero a un'infIammazione dei tendini e del tunnel carpale della mano. Inoltre, possono soffrire di insonnia (perché le luci Lcd degli strumenti digitali riducono la produzione naturale di melatonina fino al 22%); avere la sindrome della vibrazione fantasma, ossia l'errata sensazione che il proprio smartphone stia squillando e, infine, il collo da sms, e cioè una postura leggermente curvata in avanti del corpo per via del continuo leggere sullo smartphone.

Ma a tutto questo stress da social per fortuna si può porre rimedio. Come con tutte le dipendenze, serve disintossicarsi. Si chiama del digital detox: una serie di consigli benefici che mettono Facebook e Twitter in un angolo e permettono di ritrovare il benessere e migliorare le proprie giornate, anche senza rete, anzi proprio per questo. Una dieta che impone di staccare la spina a più livelli, a seconda della “gravità” del problema con i device incriminati, migliorando il nostro rapporto con loro (e con la realtà). A questo proposito è uscito un libro, “Digital Detox: il modo più facile per trovare l'equilibrio” di Alessio Carciofi, ceo di “Your digital detox”, la prima realtà italiana dove vengono periodicamente segnalati metodi e informazioni per un corretto rapporto con i media digitali. 

Per abbandonare il multitasking in favore di relazioni e rapporti più autentici le regole sono poche e molto semplici. Per il cosiddetto weekend di disintossicazione spegnere tutto sarebbe l'ideale. Il lavoro e il business, se siamo in vacanza, possono aspettare. Per affrontare questa dieta da social il pretesto potrebbe essere una vacanza all'estero, dove non sempre è possibile essere sempre connessi e una pausa è ampiamente tollerata. Ritrovare le vecchie abitudini di mangiare senza scattare foto, chiacchierare senza distrazioni digitali e senza scrivere messaggi su WhatsApp non può fare che bene. Approfittare di questa pausa digitale per ritrovare un rinnovato equilibrio immergendosi nella natura, facendo sport o ascoltando musica. Tutte cose apparentemente banali che però danno la possibilità di godersi il mondo offline senza interferenze e ritrovare l'energia che l'essere sempre connessi ci toglie. 

Una volta ritornati alla vita di sempre, un buon modo per non ricascare nell'ansia da smartphone potrebbe essere quello di installare delle app che tengono conto del tempo passato guardando lo schermo, come “Rescue me” o “Moment”, degli strumenti che funzionano proprio come una bilancia quando si è a dieta. Durante le ore passate in ufficio la soluzione è disattivare le notifiche dei social nel telefono e una volta a casa, invece, spazio alla socialità vera. Per cui tablet e telefono lontani dal divano, ma soprattutto dal comodino: l'attività del telefono prima di addormentarsi o appena svegli, non aiuta affatto il benessere. Innanzitutto, come si diceva, perché le luci ostacolano un buon riposo, ma anche perché leggere mail e messaggi non aiutano il relax né prima di dormire né quando suona la sveglia: il rischio infatti è quello di alzarsi dal letto già ampiamente stressati prima ancora di iniziare la giornata lavorativa. Lo stesso discorso vale anche a tavola: mai mangiare guardando lo smartphone, nemmeno se si è da soli. È come con la tv: si mangia senza godersi il cibo, quindi la sensazione di sazietà arriva più tardi (poi urge la dieta, quella vera); inoltre non serve nemmeno dirlo che stare con gli occhi su uno schermo non giova affatto i rapporti sociali. Infine, non temere di non rispondere subito a messaggi o email: prendersi il proprio tempo non significa maleducazione, ma dare il giusto ordine di priorità: una conversazione “dal vivo” è quasi sempre molto più importante che un'emoji online.

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