Negli ultimi anni sono stati registrati tra i consumatori alcuni trend inaspettati. La caduta e l'ascesa dei posti vacanza all'estero. L'esplosione dell'interesse verso un mezzo quasi sempre passato in sordina: la bicicletta. La mania dell'home-banking. E non dimentichiamo la face mask di design da $415. Eppure, a proposito di comportamenti imprevedibili nel settore del retail, si registra una crescente tendenza che batte tutti: quella di non comprare assolutamente nulla. Questo non vuole dire solamente semplificarsi la vita, ma è anche un ripensamento sul modo in cui i consumi personali si riverberano sul resto del mondo. Fino a quanto ci si può spingere a non comprare nulla?
Abbiamo davvero bisogno di un caffè da asporto?
Non è un dubbio che una quantità significativa di spese domestiche riguardi beni non essenziali. Una recente indagine ha calcolato che la spesa media degli americani su articoli non strettamente necessari, come caffè e pasti da asporto, si aggira sui $18.000 annui.
Tra queste spese non essenziali sono inclusi articoli che l'acquirente non userà mai, ad esempio gli abbonamenti in palestra (si stima che quasi un quinto di essi resti inutilizzato) e i servizi di streaming TV extra (il 7% degli americani ne paga almeno sei di diversi tipi).
Che si riesca o meno a guardare così tanta televisione o a consumare così tanto caffè da asporto, il costo di beni che potrebbero essere facilmente evitati è davvero considerevole. Nel corso della vita media di un adulto, i $18.000 annui si sommano fino a superare $1 milione. Questa cifra sarebbe ancora più elevata se si dovessero includere beni che non sono del tutto non essenziali, ma che non sono neppure assolutamente necessari. Un nuovo paio di jeans? Un aggiornamento del cellulare? Quelle scarpe tanto carine?
Per alcune persone, sono proprio questi gli ingredienti che danno sapore alla vita. Per altre, si tratta invece di un consumo sovraeccitato che influisce con troppa rapidità sul benessere del pianeta.
L'ascesa dei beni "non primari"
Colpisce il fatto che circa il 60% delle emissioni di gas serra sia collegato ai consumi dei beni domestici. Inoltre, secondo un articolo di ricerca accademica ampiamente citato e presente nel Journal of Industrial Ecology, è la domanda crescente di beni "non primari" o non essenziali a dare un grande impulso all'aumento degli impatti dannosi sull'ambiente.
In parole povere, le persone nei Paesi più ricchi acquistano sempre di più beni che vogliono ma di cui non hanno realmente bisogno, ed è il pianeta a pagarne il prezzo.
Ed è proprio a questo punto che entrano in gioco gli "un-consumer". Gli un-consumer possono essere considerati dei parenti lontani dei minimalisti che vivono con un numero ridotto di beni accuratamente selezionati, anche se gli un-consumer si spingono ben oltre. Lo slogan degli un-consumer è "Non comprare niente", eccetto quanto strettamente necessario per sopravvivere.
Cosa si intende per "niente"?
Si intende zero vestiti nuovi, zero arredamenti nuovi, zero dispositivi elettronici nuovi, zero beni di lusso. Per quanto possa sembrare semplice, così come per tutte le filosofie, l'approccio "Non comprare niente" può rapidamente diventare complicato.
Ci sono diverse le regole su ciò che equivale a "niente" e ci sono gruppi Facebook e guru del "Non comprare niente" da seguire se si vogliono ricevere ulteriori consigli. Alcune pratiche del "Non comprare niente" durano un giorno, un mese o un anno. Per altre, viene addirittura imposto l'obiettivo di dare via lo stesso numero di oggetti posseduti pari al numero dell'anno; in altre parole, quest'anno bisognerebbe disfarsi di 2023 articoli. Tutti concordano comunque sull'importanza di aggiustare le cose quando si rompono.
I più cinici potrebbero chiedersi quale è il risultato del non comprare niente nel mondo reale, in cui il riscaldamento globale e il degrado ambientale sono minacce sempre più tangibili?
Questo è difficile da calcolare. Resta comunque il fatto che le spese domestiche sono pari a circa il 50 - 80% di tutti gli usi di terreni, materiali e idrici; ciò significa che la metà o oltre del carico totale di stress ambientale nel mondo viene generato dai consumi ordinari.
Non ci saranno mai dei rimedi semplici e immediati che possano invertire i cambiamenti climatici e proteggere il pianeta. Ma il non comprare nulla, anche se solo per un certo periodo di tempo, è in realtà un contributo concreto alla causa.
Illustrazione a cura di Elisa Macellari