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Come tutelare la propria salute mentale a lavoro

Intervista alla psicologa clinica e del lavoro Laura Gigliodor, autrice insieme a Edoardo Ercoli di molti libri sul tema

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Ogni giorno trascorriamo circa la metà del tempo in cui siamo svegli dedicandoci al nostro lavoro, che è quindi una parte molto presente della nostra vita. In certi contesti o periodi, il lavoro può trasformarsi in una fonte di stress, ansia e malessere personale, con origini e modi di manifestarsi molto diversi. La tutela della salute mentale, nel lavoro come nella vita in generale, è fondamentale: bisogna interrogarsi sul nostro stato psicologico, provare a capire le ragioni di un eventuale stress negativo e trovare soluzioni sia per proteggersi, sia per risolvere i problemi. Abbiamo parlato di questo con Laura Gigliodoro, psicologa clinica e del lavoro, autrice con Edoardo Ercoli dei manuali Lavorare come psicologo del benessere (2019) e Tecniche e strumenti pratici per il lavoro psicologico (2021).

Dottoressa Gigliodoro, quali sono delle possibili strategie per alleviare lo stress lavorativo?

«Bisogna ricordare che lo stress è parte della vita e che non è sempre un fattore negativo; la condizione di stress è la risposta dell'organismo a una richiesta, a uno stimolo dell'ambiente. Quando viviamo una condizione positiva di stress (eustress) sperimentiamo per un periodo limitato un'adeguata attivazione emotiva e un efficace dispendio di energie (come un atleta il giorno della gara). Quando però questa condizione di dispendio si cronicizza, diventando prolungata e costante, si trasforma in stress negativo (distress). In questo caso sperimentiamo un esaurimento delle risorse mentali e fisiche necessarie e l'organismo non è in grado di recuperare, con la conseguente tendenza all'insorgenza di malattie. Bisogna imparare a distinguere le risposta e lo stimolo per conoscere da cosa effettivamente ci si sente stressati e quali sono le risposte che mettiamo in atto - pensieri, emozioni, comportamenti - ma anche risposte di tipo fisiologico (insonnia, tachicardia). Passando alla pratica, trovo molto utile la tecnica del pomodoro, per canalizzare e ottimizzare la concentrazione e le energie. È utile anche focalizzarsi settimanalmente e quotidianamente sugli obiettivi da raggiungere, facendo attenzione che siano specifici e realistici, dedicando tempo a un monitoraggio che consenta di fare verifiche e aggiustamenti. Spesso la mancanza di obiettivi ben definiti e adeguati in termini di tempo e risorse è causa stessa di stress».

Avere degli obiettivi è importante, ma come può una persona evitare che il raggiungimento di questi (e gli eventuali fallimenti) abbiano un'influenza molto negativa sul benessere personale?

«È fondamentale la qualità della definizione degli obiettivi. I risultati del lavoro sono di per sé soggetti all'errore, che è insito nel processo di apprendimento umano: impariamo a camminare cadendo, impariamo a parlare sbagliando infinite volte. Divenendo adulti non ci consentiamo più di sbagliare e c'è una tendenza a vivere l'errore non come il mancato raggiungimento di un obiettivo, ma come una propria mancanza di valore e competenze. È il significato che attribuiamo all'evento – in questo caso l'errore - a influire sul nostro benessere. Le organizzazioni più evolute contemplano l'errore, il fallimento dei progetti, sostenendo i team nel perseguimento dell'obiettivo, valutando il processo nell'insieme, non il singolo risultato. Karl Popper, a proposito di errori, ricorda l'importanza di essere disposti ad ammettere di aver sbagliato, e di poter sbagliare; già solo l'eventualità che possa accadere normalizza l'esperienza dell'errore».

Quando ha senso parlare con i colleghi o con i propri superiori di eventuali malesseri?

«È funzionale al proprio benessere condividere il vissuto emotivo rispetto a condizioni di disagio, certo tenendo conto della qualità dei rapporti con colleghi e superiori, nonché del clima lavorativo. Non solo, è importante anche considerare l'efficacia della propria comunicazione: spesso le condizioni di malessere vengono espresse sotto forma di lamentele fini a sé stesse. È più efficace comunicare in maniera assertiva il proprio disagio, esplicitando lo stato d'animo, esprimendo come il comportamento dell'altro potrebbe esserci di aiuto, insieme ad eventuali proposte di miglioramento».

Anche staccare è fondamentale per mantenere un proprio equilibrio: come si può fare nel migliore dei modi?

«Il termine staccare ci ricorda l'importanza di interrompere una connessione, basti pensare al gesto di staccare la spina: la corrente non arriva più, il dispositivo si spegne, non continua a essere alimentato. Che ci si riferisca a momenti di pausa all'interno della giornata, a giorni di ferie o al termine dell'orario lavorativo, in ogni caso è importante avere cura dei confini. Immaginiamo di chiudere una porta nel momento in cui andiamo in pausa, terminiamo la giornata lavorativa o andiamo in ferie: dobbiamo avere cura di questa porta. Ciò a volte può significare banalmente togliere la possibilità di ricevere notifiche di email di lavoro, mettere silenzioso. Sembrano banalità ma la maggioranza dei manager non è educata a prendersi cura dei propri confini. Altro elemento di cura è avere attenzione a organizzare chiusure e rientri, evitando e anticipando quanto più possibile l'intrusione di attività e scadenze durante orari/giorni di vacanza».

Lavorare in un ambiente lavorativo "bello", magari personalizzandolo con delle piante, delle foto, qualcosa di nostro, può aiutare?

«L'ambiente lavorativo influenza non solo il nostro umore ma anche il livello di performance e le condizioni di stress. Nutrire di bellezza l'ambiente che viviamo e in cui lavoriamo – sia esso in presenza in ufficio o da casa – è molto importante anche a livello energetico, fisico e mentale. Possono essere molti gli elementi da introdurre, anche attraverso stimoli multisensoriali visivi, uditivi e olfattivi. Inoltre, vi sono contesti organizzativi che – in particolare dopo la pandemia - acconsentono all'ingresso di cani sul posto di lavoro, riscontrando feedback positivi in termini di riduzione dello stress e maggiore socialità e collaborazione».

Oggi si parla di più di salute mentale, ma probabilmente non ancora abbastanza. Cosa devono fare le aziende per compiere un ulteriore passo in avanti per tutelarla?

«L'Organizzazione Mondiale della Sanità ci ricorda che la salute non è assenza di malessere, e un'organizzazione che lavora sul benessere non è un'azienda dove non si rilevano rischi significativi di stress lavoro correlato, bensì un'azienda che investe in servizi e attività volte a migliorare la qualità della vita professionale e personale dei propri dipendenti e delle loro famiglie».

In generale, che consiglio darebbe a chi sta vivendo una situazione di stress e malessere mentale a lavoro?

«Se è vero che il corpo invia dei segnali psicosomatici in condizioni di stress, allo stesso modo prendersi cura del corpo – attraverso sport, meditazione e rilassamento, attività all'aria aperta – contribuisce significativamente a ridurre condizioni di risposte nocive allo stress. È importante imparare a distinguere le situazioni che generano stress (persone, attività, tipologie di richieste), per modificare la fonte dello stress, oppure prendere distanza e tutelarsi esponendosi in misura ridotta. Anche riconoscere la propria risposta allo stress è importante, in termini di sintomi, siano essi di tipo emotivo, comportamentale o fisiologico: in tal senso demotivazione, sonnolenza, scarsa concentrazione possono essere sintomi di stress. In situazioni di forte disagio spesso è la soddisfazione dei bisogni primari ad alterarsi, quindi ripristinare una salutare alimentazione e una buona qualità del sonno sono i primi step; a seguire, è molto importante dedicare intenzionalmente un tempo ed uno spazio alla dimensione del proprio piacere, per nutrire le dimensioni del benessere della persona nella loro totalità».

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