Quando nel 2008 uscì il libro di Aubrey de Grey, La fine dell'invecchiamento, edito da D Editore, il biogerontologo inglese proponeva una teoria futurista, ma sempre scientifica, contro l'invecchiamento cellulare. Fu subito un bestseller, per la prima volta si introduceva una cura contro l'invertibile corso del tempo. L'invecchiamento è restato e resta comunque un processo inevitabile, e ciò che possiamo fare è l'adozione di abitudini quotidiane che ci permettono di mantenere la nostra mente, e conseguentemente il nostro corpo, allenati. Queste abitudini si basano su un fondamento: lo stile di vita. Negli ultimi anni diverse ricerche hanno dimostrato infatti che intervenire sul cosiddetto invecchiamento cognitivo è possibile attraverso pratiche ed esercizi che delineano uno stile di vita sano e attivo. Ne abbiamo selezionati cinque.
LA GIUSTA DIETA
La cura della nostra mente inizia certamente da alcune sostanze e prodotti che vanno consumati con una certa regolarità. Rame e zinco, ad esempio, sono fondamentali per mantenere attive le cellule cerebrali e i neurotrasmettitori. La Fondazione Veronesi, che è sempre in prima linea nella ricerca anche nell'ambito delle Neuroscienze, ha sviluppato una dieta ad hoc per garantire una giusta alimentazione per il cervello. Si chiama Dieta Mind, acronimo di Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay, ed è un mix fra la dieta mediterranea e la dieta dash. Consiste nell'indicare dieci cibi particolarmente utili al cervello e cinque invece che lo danneggerebbero. Nella prima categoria rientrano i vegetali a foglia verde, i mirtilli, l'olio d'oliva, le noci, il pesce, i cereali integrali, il pollame, i legumi e un bicchiere di vino al giorno; della seconda fanno parte il burro, la margarina, il formaggio, la carne rossa e i dolci. I risultati delle ricerche dicono che questa dieta potrebbe ridurre il rischio di Alzheimer fino al 35%.
LA LETTURA
Come si può facilmente intuire le attività intellettuali preservano la mente dall'invecchiamento: leggere è una delle attività migliori. Una ricerca dell'Università di Cambridge ha provato a esaminare quanto l'attività di lettura avesse un effetto sul declino cognitivo, differenziando i risultati in base al sesso e ai livelli di istruzione. La ricerca consisteva nel testare un campione di 1962 anziani di età pari o superiore a 64 anni, sottoponendoli a vari sondaggi nell'arco di 14 anni. È emerso che gli anziani con una predisposizione alla lettura più alta hanno raggiunto risultati migliori e sono meno soggetti all'invecchiamento cerebrale.
LE CARTE, I PUZZLE E MAHJONG
Sempre nella categoria “allenamento per la mente” fanno parte i giochi di carte, puzzle, sudoku e mahjong. Alcuni studi hanno dimostrato che questi giochi, basandosi sulla logica e sullo sforzo mentale, danno benefici anche nel lungo periodo. Il primo studio fa parte del Protect study dell'Università di Exeter and King's College London. Ha preso in considerazione quasi 20.000 volontari tra i 50 e i 90 anni che dichiaravano quanto frequentemente svolgevano sudoku e puzzle numerici. È risultato che chi ci giocava più di una volta al giorno aveva prestazioni cognitive superiori a chi invece non li utilizzava in 10 parametri su 14, tra gli altri nell'attenzione, concentrazione, memoria, capacità di elaborare informazioni. Se non si ama il sudoku e i numeri non c'è da preoccuparsi: uno studio cinese riporta risultati molto simili nei giocatori di carte e di mahjong.
I VIDEOGIOCHI
Uno degli studi più sorprendenti riguarda la relazione fra giocare a videogiochi 3D, nello specifico Super Mario 64, e il mantenimento della materia grigia nel cervello, fondamentale per la salute cognitiva. L'esperimento consisteva nel dividere un gruppo di anziani in tre gruppi: al primo gruppo veniva chiesto di giocare a Super Mario, al secondo di seguire un corso di pianoforte autogestito e computerizzato, mentre il terzo non veniva sollecitato con nessuna attività. Alla fine del periodo dell'esperimento, circa sei mesi, è stato misurato come solo il primo gruppo avesse sviluppato un significativo aumento di materia grigia, mentre nel terzo gruppo questa si era addirittura ridotta.
LE AMICIZIE, ANCHE SUI SOCIAL NETWORK
Mantenere buone e continue relazioni sociali influisce positivamente sulla salute cognitiva. Così affermano diversi studi dell'Università di Harvard che dimostrano come le persone che mantengono più affetti e amicizie siano più felici e vivono tendenzialmente più a lungo. Questo perché le buone relazioni riducono il livello di stress, grande nemico della salute sia fisica che mentale. I social network possono aiutare nella creazione e nel mantenimento di amicizie, specialmente quelle intergenerazionali e quelle lontane. Da uno studio è emerso come gli anziani che possiedono un account sui social network siano più soddisfatti dei loro coetanei che non li hanno.