Il commento, scritto sul retro di un bozzetto realizzato dal designer Bob Noorda per la pubblicità del pneumatico Pirelli Inverno, ha tutta l'aria di essere stato perentoriamente scritto da Arrigo Castellani, che allora era il capo della Propaganda Pirelli. Lo scontro tra il committente, il romantico romano Castellani, e l'austero designer olandese Noorda si sa chi lo vinse: la campagna pubblicitaria del 1954 per il pneumatico Pirelli Inverno riprodusse proprio quel contestato albero “bianco con le frecce nere”. Perchè il nero era sì il tronco dell'abete, ma anche il disegno battistrada dell'Inverno. E quelle barre bianche erano la neve sui rami: chi non lo capiva o faceva confusione, peggio per lui. D'altra parte, Noorda era figlio legittimo del Bauhaus e del Funzionalismo: all'intellettuale designer non si poteva chiedere di raccontare l'Inverno con la neve a forma di neve, o con gli sci, o con i ghiaccioli dal Pirelli Winter. E fu così anche quando altri artisti - dopo Noorda - si misero a raccontarlo.
Non fiocchi di neve ma tanti loghi Pirelli che scendono da un cielo blu scuro per Pavel Michael Engelmann nel 1955, niente discese con gli sci ma minimalisti tratti neri su fondo bianco per Pino Tovaglia nel 1957, niente ghiaccioli dai tetti di gennaio ma un “Inverno” a tinte rosse per Antonio Boggeri nel 1958.
Si poteva scrivere un “Racconto d'Inverno” senza usare le icone classiche della stagione? Pare di sì, a giudicare dalla fortuna che ebbe il Pirelli Inverno...
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