Stéphane Mallarmé aveva probabilmente ragione nel dire che “tutto il mondo è fatto per finire in un bel libro. E proprio lui, che dichiarava con un gioco di paradosso e una punta di rammarico “d'aver letto tutti i libri” (e dopo, allora, cos'altro avrebbe mai potuto fare?), non nascondeva comunque la passione per le biblioteche, per quei luoghi carichi d'una certa magia abitati non da libri, ma da persone che amano i libri, li sfogliano con curiosità, li prendono in prestito, li leggono e poi, di passione in passione, ne leggono un altro, e un altro ancora…
Viene in mente il giudizio di Mallarmé varcando le porte della nuova Biblioteca Pirelli, inaugurata stamattina, nel grande spazio aperto dell'Headquarters alla Bicocca e guardando gli scaffali bianchi già carichi di quasi 3mila volumi (la gran parte comprati dall'azienda, alcuni forniti in omaggio dagli editori dell'iniziativa “IoLeggoPerché” di cui Pirelli è main sponsor, 700 messi a disposizione dalla Rsu (la rappresentanza sindacale aziendale) e parecchi regalati da privati dipendenti Pirelli). Scaffali, naturalmente, pronti a ospitarne, nell'arco di un paio d'anni, sino a 10mila. Una grande stanza dei libri, appunto. Aperta e accogliente.
Una biblioteca aziendale, a disposizione dei dipendenti del gruppo, organizzata appunto come una biblioteca, con bibliotecaria, servizi di prestiti, spazi di consultazione, enciclopedie e libri d'arte ben illustrati da compulsare, romanzi e saggi da scegliere, prendere in prestito, restituire. Lettura come servizio. Come elemento caratterizzante del “welfare aziendale” (è un bel vivere, quello tra i libri). E come piacere. Continuando a giocare con i “grandi francesi”, ci si può ricordare che Roland Barthes parla di “piacere del testo”. E che Daniel Pennac, il divertente geniale creatore d'un personaggio popolarissimo come Benjamin Malaussène (il “capro espiatorio per eccellenza” de “Il paradiso degli orchi” e “La fata Carabina”) mette proprio il piacere nel “decalogo” dei “diritti del lettore” in quel libro fantastico che è “Come un romanzo”. D'altronde, è proprio Pennac a scrivere, in elogio della lettura: “L'uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun'altra, ma che nessun'altra potrebbe sostituire”.
Sono tre, le Biblioteche aziendali di Pirelli. Un primato, nell'universo aziendale italiano.
La prima, a Settimo Torinese, la fabbrica più moderna e innovativa del gruppo, era attiva da alcuni anni, con circa mille volumi in una grande stanza luminosa della “spina” per servizi e ricerca progettata da Renzo Piano. E dalla fine di marzo è stata collegata ai servizi del Comune di Settimo, nell'ambito del progetto “Archimede fuori di sé”. E così i dipendenti Pirelli possono avere a disposizione i 110mila volumi, 220 riviste, 14 quotidiani, 4500 film e documentari in Dvd, 4mila Cd musicali e 400 audiolibri, insomma tutto il ricco patrimonio della biblioteca comunale Archimede, che si aggiunge all'ancor più ampio patrimonio dello Sbam, il "sistema bibliotecario dell'area metropolitana torinese" (11milioni di libri, rintracciabili e prenotabili in base al catalogo ErasmoNet). Molto da leggere, insomma. E facilmente.
La seconda e la terza sono state inaugurate appunto oggi, lunedì 17 ottobre. All'HQ di Bicocca. E nello stabilimento di Bollate, alla periferia occidentale di Milano. E anche quella dell'HQ sarà collegata con il sistema delle biblioteche comunali di Milano (i colloqui con i responsabili dei servizi del Comune sono già in corso).
E' uno spazio ampio, luminoso, ben arredato. Gli scaffali. Un salottino di poltrone e divani per la lettura. E un grande tavolo per la consultazione: un pezzo storico recuperato e restaurato, e cioè uno degli arredi progettati negli anni Cinquanta da Gio Ponti per il “Pirellone”, il “grattacielo” accanto alla Stazione Centrale che, pur non essendo più sede Pirelli (ma della Regione), continua a stare tra i grandi e amati simboli della “Milano industriale”.
Sulle pareti lasciate libere dagli scaffali, le riproduzioni d'una famosa campagna fatta nel 1962 da un grande fotografo, Ugo Mulas, per uno dei prodotti di punta Pirelli, il “Cinturato”. C'è il pneumatico, in primo piano. Ma subito, proprio lì accanto, ecco l'immagine ben definita di una ragazza che legge. Nell'Italia del “boom economico”, nell'intuizione acuta e colta di Mulas e in linea con le buone abitudini culturali di Pirelli, anche il libro ha un ruolo essenziale. Nelle mani d'una donna.
Ma perché, le biblioteche aziendali? L'iniziativa rientra nell'ambito del progetto "IoLeggoPerché" organizzata dall'Aie, l'Associazione degli editori, con il sostegno del Gruppo Cultura di Confindustria: promuovere le biblioteche aziendali (anche come impegno dell'azienda) e costruire una relazione positiva con le biblioteche comunali e le biblioteche scolastiche, in un circuito virtuoso che segna un processo attivo di lettura e partecipazione sul territorio. Biblioteca come "servizio pubblico". E fabbriche considerate luoghi speciali in cui, anche proprio lavorando, si fa cultura, la si produce, la si vive insieme. Come i buoni libri, talvolta, raccontano. Ci sono altri esempi, in Italia, oltre quello Pirelli. Alla Zambon, farmaceutica d'avanguardia, negli stabilimenti di Vicenza e di Bresso (Milano), tanto per fare un solo esempio. O nella fabbrica-borgo medioevale di Brunello Cucinelli, in Umbria, luogo simbolo del manifatturiero tessile d'altissima qualità. Per stimolo di Confindustria, altre iniziative seguiranno.
Letture per produrre meglio? No. Letture per leggere. Per scoprire altri mondi, altri sentimenti, altre dimensioni della vita. Lettura come viaggio. E avventura. Lettura – lo ripetiamo – come piacere. E biblioteca come luogo che rende più piacevole, accogliente, personale il luogo in cui lavoriamo. Che poi, leggendo, migliori la cultura generale e la qualità del lavoro, è un effetto che molto probabilmente verrà da sé.
I libri, in ogni caso, aprono mondi. Vite. Pensieri. Aiutano a capire, ragionare, vedere meglio e di più. Sono strumenti essenziali, oltre che di piacere, anche di comprensione, comunità, civiltà, cultura. Aveva appunto ragione, in fin dei conti, Mallarmé.