Come forma di espressione culturale, la Street Art è oggi al centro del dibattito. Si discute su un cambiamento epocale di questa realtà figurativa. Negli ultimi anni da movimento di controcultura, con radici saldamente ancorate nel contesto suburbano, con riferimenti politici di protesta, spesso ai margini della legalità, la street art ha intrapreso percorsi più istituzionali, senza perdere la forza del suo messaggio, ma semplicemente entrando in connessione positiva con committenze ufficiali e in sinergia con le realtà che gestiscono gli spazi naturale della sua esternazione.
I puristi di questo genere non sono concordi, parlano spesso di tradimento della causa e di allontanamento opportunistico, ma è un fatto che questo genere di trasformazione abbia enfatizzato il messaggio di un'arte pubblica, da ospitare e tutelare, proprio entrando in relazione con le amministrazioni cittadine o con gli enti museali. In questi giorni in Italia sono oggetto di grande attenzione alcuni casi esemplari di questa evoluzione. Fa discutere la teca costruita a Napoli per tutelare l'unica opera italiana di Bansky, forse lo street artist più famoso del mondo. Tutelare un'opera non è necessariamente nei canoni di ciò che questa tipologia di opere, pensate per vivere e crescere esposte all'aria aperta e al deterioramento, rappresenta. Ma evidentemente ora ci si pone il problema. Ha poi preso il via a Roma, sui muraglioni del Tevere, tra Ponte Sisto e ponte Mazzini, il lavoro di William Kentridge. Si tratta di un murales di 550 metri che sarà poi inaugurato ufficialmente a Natale. Oltre all'opera in sé, il punto interessante è che Kentridge ha interagito direttamente con l'amministrazione comunale. Quest'ultima, non potendogli concedere lo spazio pubblico come una tela da dipingere, quindi in aggiunta delle condizioni esistenti, sta realizzando “Triumphs and Laments”, questo il titolo, in sottrazione. Vale a dire che le sue 80 figure alte fino a 10 metri, sono realizzate con una tecnica di idropulitura che fanno si che vengano tratteggiate a contrasto: opera cancella smog. Come se le immagini emergessero dal tessuto urbano intaccato dall'inquinamento senza sovrapporsi a nulla. Molto interessante è anche il lavoro che Eron, celebre street artist italiano, ha realizzato al Palazzo dell'Enciclopedia italiana Treccani, sempre a Roma. Una scelta emblematica da parte dell'istituto che ha inserito il riminese Eron tra le voci dei suoi volumi, come pioniere del genere artistico. In questo caso l'opera si chiama “Soul of the Sea” e dimostra come anche le realtà culturali più classiche stiano includendo questa forma d'arte riconoscendola e valorizzandola. È controversa ma assai ricca, frutto di diversi prestiti di privati anche la rassegna dal carattere quasi enciclopedico di Palazzo Pepoli a Bologna che riunisce 250 street artist, trasferendoli all'interno di un museo. Un'iniziativa promossa da Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae che mette in mostra come graffiti e estetica urbana siano oggetto del desiderio da parte del pubblico anche quando sono estrapolati dal luogo di creazione.
Un lavoro che coinvolge gli artisti chiamati a misurarsi con il contesto post industriale è soprattutto quello che sta portando avanti una realtà espositiva internazionale come Pirelli HangarBicocca, diretta da Vincente Todolì. In questi giorni viene presentato infatti Efêmero, il primo grande murale realizzato in Italia da Os Gemeos, artisti brasiliani di assoluta autorevolezza. Il lavoro di Pirelli HangarBicocca suscita grande interesse perché è qualcosa che si colloca a metà. Ovvero offre l'opportunità agli artisti di esprimersi nel contesto urbano con spazi e luoghi in perfetta assonanza con il messaggio, ma allo stesso tempo permette di essere limitrofi a un ente culturale che sta realizzando un calendario di arti visive innovativo. Infatti, il murale di mille metri quadrati, realizzato sulle pareti esterne, di Pirelli HangarBicocca evoca un vagone di treno (l'ex funzione industriale dello spazio era proprio la fabbrica di treni), farà parte del nuovo progetto triennale “Outside the Cube”, dedicato alle forme d'arte legate a un contesto urbano e pubblico. Il progetto comprenderà, inoltre, un ricco calendario di attività collaterali di approfondimento.
Cedar Lewisohn è il curatore del murale di Os Gemeos. Lewisohn è autore di diverse pubblicazioni e curatore della mostra “Street Art alla Tate Modern” del 2008. L'opera occuperà, per un anno, le due pareti esterne del “Cubo” di Pirelli HangarBicocca connettendosi all'architettura della struttura. E dimostrando come esista anche una nuova piattaforma quella delle strutture contemporanee e non solo di recupero o dismesse per dare vita a progetti di street art.