«Da piccolo sognavo di fare il biologo, ero ossessionato dalla foresta tropicale: poi la matematica e la chimica mi hanno convinto a fare l'artista», scherza Daniel Steegmann Mangrané. «La prima volta che sono entrato nella foresta pluviale – racconta l'artista - mi sono sentito come se avessi assunto una droga potentissima, tutte le mie percezioni erano amplificate».
È quasi quello che succede allo spettatore quando si immerge in una delle opere più belle esposte nello Shed del Pirelli HangarBicocca, 16 mm, un video che si sviluppa su un doppio binario: quello emotivo, che coinvolge il visitatore all'interno del paesaggio naturale grazie alle immagini, il suono del fogliame e il ronzio degli insetti, e quello formale, che cita il cinema strutturalista (ogni metro di pellicola girata nella foresta corrisponde esattamente a un metro di percorso all'interno di essa).
Nelle sue opere Mangrané indaga il rapporto tra uomo e natura mescolando mondo naturale e artificiale e indagando la complessità dei sistemi ecologici attraverso forme geometriche e motivi astratti. Nato a Barcellona nel 1977, l'artista si è stabilito a Rio de Janeiro nel 2004: oggi è membro di Capacete, spazio non profit per residenze d'artisti, e insegna alla scuola di arti visive Parque Lage.
Tra i suoi riferimenti gli artisti brasiliani Lygia Clark e Hélio Oiticica, figure centrali del Neo-Concretismo brasiliano, e gli antropologi brasiliani Eduardo Viveiron de Castro e Tânia Stolze Lima, di cui approfondisce le teorie radicali. A Leaf-Shaped Animal Draws The Hand è la sua prima esposizione in Italia e la più grande mai dedicata all'artista: presenta più di venti opere realizzate a partire dal 1998 a oggi, che spaziano tra film, ambientazioni in realtà virtuale, ologrammi 2D, sculture e installazioni.
Il lavoro di Magrané si sviluppa attorno a una serie di soggetti ricorrenti: fondamentali, ad esempio, sono la Mata Atlântica, una delle foreste più ricche di biodiversità che si estende lungo la costa atlantica del Brasile spingendosi fino al Paraguay, e la figura dell'insetto stecco (nome scientifico: fasmide) noto per le sue capacità di mimetizzarsi nell'ambiente in cui vive, emblematico punto di contatto tra il mondo vegetale e quello animale. Il fasmide è presente in numerose opere, tra cui il grande terrario A Transparent Leaf Instead of the Mouth (2016-2017) e il film Phasmides (2012) che ne documenta l'apparente fissità in relazione al progressivo passaggio da un ambiente naturale a uno geometrico.
Molto importante è anche il simbolo della foglia, incarnato dall'opera Elegancia y Renuncia, in cui una foglia essiccata e incisa con dei piccoli disegni circolari, sorretta da un sostegno disegnato dall'artista e retro-illuminata, assume la funzione di un modulo che rappresenta la complessità dell'intero ecosistema.
Al centro della mostra si trova Lichtzwang (dal titolo dell'omonima raccolta di poesie di Paul Celan), una serie di disegni iniziata nel 1998 e ancora in corso realizzati su fogli di quaderno a quadretti di 21 x 15 cm. Gli acquerelli sono installati in una relazione dinamica con l'intera mostra: lo spettatore può muoversi lungo la sequenza e intravedere sullo sfondo le altre opere che hanno origine da Lichtzwang, matrice generativa di idee, forme e progetti.
A consentire quest'effetto speciale è “Phantom Architecture”, inedita installazione pensata appositamente per gli spazi dello Shed: una serie di pareti in tessuto bianco trasparente (l'artista le chiama “sculture gentili”) che ammorbidiscono il carattere industriale di Pirelli HangarBicocca, accogliendo e rivelando le opere esposte. Elementi leggeri come membrane che dividono loro spazio consentendo, grazie alla loro trasparenza, una visione d'insieme dell'intera mostra.