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Groundbreaking Everyday Objects. Nari Ward

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La mostra negli spazi delle Navate di Pirelli HangarBicocca (dal 28 marzo al 28 luglio 2024), ha qualcosa di nuovo e di diverso da tutte le retrospettive finora dedicate all'opera di Nari Ward. Come sottolinea Roberta Tenconi, che l'ha curata insieme a Lucia Aspesi, Ground Break ha una struttura inedita che ruota attorno alla nozione di collaborazione e performatività, esaltando l'idea di trasformazione e scambio che da sempre è al centro dell'opera dell'artista. Nel cuore dell'esposizione c'è il remake di una serie di opere concepite per una coreografia di Ralph Lemon (protagonista, questo autunno, di un'importante retrospettiva al MoMA P.S.1 di New York). «Grazie alle possibilità che il nostro spazio offre», spiega Tenconi, «abbiamo potuto ricostruire e ripresentare in un contesto museale le installazioni di Ward realizzate per Geography Trilogy, un progetto di Ralph Lemon durato quasi dieci anni, tra la metà degli anni '90 e gli inizi del 2000, frutto di una ricerca su corpi, geografie e tradizioni di danza diversi». Lemon invitò Ward a realizzare le scenografie, i prop e gli elementi di scena che i ballerini avrebbero utilizzato. «Non ci interessava, in realtà, riprodurre esattamente quella situazione, perché questo è un contesto diverso: non c'è un pubblico seduto in un teatro, l'interazione avviene in un altro modo. Rispondendo alla natura specifica del luogo e della circostanza, e con la stessa fiducia ricevuta a suo tempo, Ward ha deciso di invitare un altro artista ad attivare l'installazione da cui la mostra prende il titolo, in questo caso attraverso l'uso del suono, la lettura di testi e movimenti. “Trust”», sottolinea la curatrice, «è una parola centrale nel progetto espositivo e che Ward usa spesso».

Nari Ward - Ritratto - Courtesy l'artista e Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, Seoul e Londra - Foto Axel Dupeux

L'artista è Justin Randolph Thompson e la sua proposta è stata quella di creare una serie di performance sonore, invitando a sua volta altri musicisti e attivisti, per un totale di 18 appuntamenti, realizzate con strumenti ispirati e in dialogo con i materiali delle sculture e installazioni di Ward in mostra. Le esibizioni avvengono letteralmente sopra l'opera Ground Break, 2024, (un gioco di parole tra “pausa” e “rottura” di un terreno o, in senso figurato, di un fondamento), la grande installazione pavimentale composta da oltre 4000 mattoni in cemento rivestiti da lastre in rame sulla quale sono anche esposte una serie di sculture che provengono da un'altra collaborazione tra Ward e Ralph Lemon (Parallel Objects, 2012). Un elemento ricorrente in queste opere – che nascono a partire da vari oggetti familiari, tra cui una carriola, una sdraio, il componente di un freezer e un bollitore – è il tessuto argentato intrecciato e annodato attorno alle unità. Noto per le sue proprietà termiche, questo materiale, che spesso è anche dorato, viene impiegato sia per avvolgere e riparare le piante dal freddo sia nella produzione di Emergency Blanket, coperte di primo soccorso, ed esprime un desiderio di cura, protezione e crescita. Anche le installazioni American Bottle Anthem Booth e Italian Bottle Anthem Booth, 2024, realizzate appositamente per questa mostra, nascono a partire da oggetti pre-esistenti, in questo caso due cabine telefoniche riempite con bottiglie di vetro e molle per materassi, dall'interno delle quali si sente, rispettivamente, l'inno nazionale americano e quello italiano, composto utilizzando come strumento il suono di bottiglie di vetro riempite con l'acqua, un elemento che ricorre in tutta l'esposizione.

Nari Ward - Geography Pallets, 2000/2024 - Veduta dell'installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 - Prodotto da Pirelli HangarBicocca - Foto Courtesy l'artista e Pirelli HangarBicocca, Milano - Foto: Agostino Osio

Per Nari Ward, nato in Giamaica e trasferitosi negli Stati Uniti all'età di 12 anni, il riuso degli oggetti non è tanto legato a preoccupazioni di natura ecologica, quanto a un interesse quasi archeologico alla stratificazione in essi di riferimenti storici e politici, che rimanda a una forte critica del consumismo, al concetto di giustizia sociale, e anche a un aspetto più simbolico e spirituale, legato alla sua origine caraibica e alla tradizione che vede in elementi inanimati il potere di attivare energia, e creare spazi di condivisione e connessione. Ward si è formato alla fine degli anni ‘80 ad Harlem, un luogo centrale nella sua crescita, e lì tuttora vive. Ha realizzato le sue prime opere in un periodo di crisi sociale ed economica, che coincideva con l'epidemia di AIDS, diffusione del crack, «un momento, lui dice, di trauma», spiega la curatrice, «e da quel trauma con la sua arte ha cercato di trovare dei momenti di redenzione, di proporre un'altra narrazione e dare spazio a storie che nessuno voleva vedere». Uno degli oggetti più emblematici, ad esempio, sono i passeggini. Prodotti abbandonati due volte, prima usati per trasportare i bambini e poi recuperati da una serie di persone, principalmente homeless, per utilizzarli come dei carrelli della spesa che però, in questo, servono per spostare i loro pochi beni, gli scarti raccolti e le bottiglie vuote.

Nari Ward - “Ground Break”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. - Foto Courtesy l'artista e Pirelli HangarBicocca, Milano - Foto Agostino Osio

L'idea della stratificazione, dell'intreccio e della memoria sono al centro della mostra di culto realizzata nel 1996 insieme a Janine Antoni e Marcel Odenbach in un'ex caserma dei pompieri ad Harlem in cui Ward raccoglie e ricompone tutti gli oggetti trovati nell'edificio che era anche stato la sede di un'azienda che trasportava pianoforti (quindi c'erano corde, tasti, pezzi di pianoforti), un servizio di limousine (quindi parti di automobili), oltre che abitazione di famiglia di uno degli autisti (quindi anche oggetti privati). Ward prende tutti questi oggetti, li sospende e li lega insieme in una grande rete che diventa un'opera in divenire, che cresce e cambia: la struttura, infatti, viene sempre installata in relazione a un luogo specifico (dunque si trasforma e può crescere in dimensioni), incorporando nuovi elementi provenienti dal sito stesso. Oggi installata all'ingresso della mostra, Hunger Cradle infonde nel visitatore un senso di avvolgimento e protezione, come sottolinea nel titolo il termine “culla”, mentre “hunger” rispecchia la sua capacità di inglobare sempre nuove unità.

Nari Ward - “Ground Break”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. - Foto Courtesy l'artista e Pirelli HangarBicocca, Milano - Foto Agostino Osio

Anche l'unica opera della mostra visibile dall'esterno di Pirelli HangarBicocca, Apollo/Poll, del 2017, parla di Harlem, e sarà un peccato non vederla più diffondere la sua luce rossastra, soprattutto di notte. «È la riproduzione dell'insegna di un teatro mitologico», racconta Tenconi, «l'Apollo Theatre, dove sono passati i più grandi musicisti afroamericani, un luogo di creazione dell'identità e della cultura nera. Riconvertito in cinema nel 1975 e riaperto come teatro negli anni Novanta, oggi è famoso per le “Amateur Night”, durante le quali il pubblico può votare il suo attore, artista o musicista preferito: da qui il gioco di parole con “poll”, sondaggio, che rimanda anche alle elezioni del presidente americano, ripreso appunto nell'insegna, che lampeggia illuminando in modo alterno tutte le lettere (Apollo) o  solo quelle centrali (poll, significa appunto sondaggio in inglese, ma anche pollo, in spagnolo, in riferimento alla comunità che vive nel quartiere)».

Ma l'opera in cui il valore della collaborazione si è manifestato con modalità inaspettate è Wishing Arena. «Il progetto è nato come omaggio a sua madre», spiega Tenconi, «la prima della famiglia a trasferirsi negli Stati Uniti per permettere un destino migliore ai figli: e questo aspetto del lavoro necessario di qualcuno per realizzare il desiderio di qualcun altro è al centro dell'installazione. L'opera infatti funziona soltanto attraverso l'interazione di due persone: una che esprime un desiderio e l'altra che, come un intermediario, accende la lampadina. All'inizio della mostra erano stati “accesi” tutti i desideri e l'idea era di lasciare l'opera così, come un altare pieno di desideri, ma c'è stata una fortissima volontà del pubblico di poter esprimere i desideri e interagire con l'opera in modo continuo».

Nari Ward - Hunger Cradle, 1996 (particolare) Filo, corda e materiali trovati - Installazione site specific - Dimensioni variabili - Veduta dell'installazione, "Global Vision: New Art From The '90s (Part II)", Fondazione Deste, Atene, 1998 Collezione privata - Courtesy the artist - Foto: Fanis Vlastaras and Rebecca Constantopoulou

E a proposito di scambio: è interessante notare come in questi mesi la mostra abbia dialogato con l'adiacente personale di Chiara Camoni, Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse, a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli. «È un aspetto a cui francamente non avevamo pensato», ha detto Roberta Tenconi, e invece tra le due mostre c'è stato un vero e proprio scambio di energie: «innanzitutto c'è stata subito molta empatia tra i due artisti, e poi entrambi i loro lavori sono infusi nell'aspetto collaborativo». Anche Chiara Camoni lavora moltissimo insieme agli altri, dalle opere realizzate nel 2006 in collaborazione con Ines Bassanetti, sua nonna all'epoca novantenne che adesso non c'è più, a quelle che riuniscono elementi naturali raccolti con l'aiuto di altre donne a lei vicine. «Credo sia stato interessante, anche come esperienza di visita, vedere come un approccio affine, quella della collaborazione appunto, possa essere sviscerato in modi totalmente diversi, suggerendo nuovi spunti di apertura».

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