Arte e cultura

Dal Lastex alle maschere da sub... in vacanza con Pirelli

“Avevo comperato un paio di costumi da bagno. Uno bianco e uno rosa. E poi due ombrellini, quelli che servono a ripararsi dal sole. Uno bianco e uno rosso a pois bianchi. E una quantità di sciarpe di seta. La mia idea era, ad un certo punto, che la modella si togliesse il costume e si coprisse solo con la seta. E ballasse per me, nel vento...”

Home Life Lifestyle Arte e cultura Dal Lastex alle maschere da sub... in vacanza con Pirelli
Show more images

E' il 1949, spiaggia di Tobay Beach, Long island, New York. Lui è il fotografo californiano André De Dienes. La modella è Norma Jean Monroe, in arte Marilyn. Né lui né lei si immaginano che di lì a qualche anno, nel 1952, la modella diventata intanto famosa avrebbe portato quegli scatti fotografici in una pubblicità dell'azienda italiana Pirelli. Perchè quel costumino rosa –non sappiamo se poi lo tolse-  è fatto di un magico tessuto elastico, il Lastex, ottenuto filando fibre di caucciù. Lo produce la Pirelli – Revere, “società italoamericana del filo elastico”: nel corso degli anni Cinquanta il Lastex conquista tutte le ragazze di tutte le spiagge del mondo.

Credits: Fotografie provenienti dall'Archivio storico conservato in Fondazione Pirelli

D'altra parte, “che le donne al mare sono anche più belle è risaputo”. Così inizia l'articolo Donne al mare  che Gianna Manzini scrive per la Rivista Pirelli nel 1956. “Perchè il nudo largito da quei tre palmi di costume le favorisce? No: è la felicità a favorirle”. Sarà, ma sono proprio quei  tre palmi di costume in Lastex che riempiono e colorano le pagine dell'articolo: dal modello Zalar “reso molto aderente dalle fitte arricciature elastiche” all'Artena “a pannelli irregolari”, all'Armonia “che sottolinea la scollatura”.

Una delle ragazze col costume in Lastex   -quella di pagina 43-   sembra poi intenzionata a scendere in acqua su un Nautilus arancione. Con Pirelli, infatti, al mare possono succedere molte cose. Ad esempio prendere il largo su un battello pneumatico. Il “gommone”  -lo produce la consociata Azienda Seregno-  è la motorizzazione di massa riflessa sull'acqua: libertà, avventura, voglia di muoversi via dalla pazza folla. Ai tempi del Lastex e di Gianna Manzini il gommone Pirelli si chiama Nautilus, è di un color arancione squillante e le ragazze a bordo  sorridono con aria innocente e felice. Gommone specchio dei tempi: di lì ad un decennio sarà diventato Laros, di colore grigio e blu, e le ragazze a bordo  guarderanno il fotografo con un'espressione seria e sicura di sè.

Una di loro veste una muta da sub, ha un pugnale fissato alla gamba, sta per calarsi la maschera subacquea sul viso. Via, verso le profondità sottomarine, con sguardo sempre serio e intenso.
E allora ci torna in mente un'altra maschera subacquea Pirelli di tanti anni prima  -era il 1949-  e un altro sguardo altrettanto intenso, quello di Ingrid Bergman. “Il miracolo della pesca subacquea” è il titolo dell'articolo della Rivista Pirelli n°3/1949: nel mare di Stromboli, il regista Rossellini porta Ingrid con sè in fondo al mare. Lei chiude gli occhi mentre indossa la maschera: “è come il paesaggio incantato delle mie fiabe nordiche”, dirà riemergendo.

Riemergendo, non ricordi di fiabe nordiche ma un polpo poco disposto a farsi cacciare per Ian Fleming, creatore dell'agente segreto 007 in “Octopussy” del 1966: 
«Sai cosa ti dico?» disse il maggiore Dexter Smythe al polpo. «Oggi, se ce la faccio, avrai un pranzetto coi fiocchi.» Aveva parlato a voce alta, e la maschera Pirelli si era appannata. Posò i piedi sul fondo sabbioso, vicino alla nera sporgenza dello scoglio, e si raddrizzò. L'acqua gli arrivava alle ascelle. Si tolse la maschera, ci sputò dentro, sparse la saliva sul vetro e lo risciacquò. Poi si passò la cinghietta della maschera dietro la testa e si immerse di nuovo.

D'accordo. Niente di femminile in questo finale. A meno che il polpo...

Arte e cultura