20 words for a new world: Piazza
E cosa resta dello spazio pubblico? Lo spazio pubblico fisico, quello esterno, ha ricoperto sempre un più importante nella vita di paesi come l'Italia, con il suo clima mite, rispetto alle aree più a nord. Parlo della sensazione di una vita vissuta soprattutto all'aperto, sotto le gallerie di piazze vivaci. È questa l'idea che hanno i nordeuropei quando si avventurano a sud delle Alpi.
Oppure pensate alla “piazza araba”, una frase che fa riferimento allo spazio esterno come centro dell'attività sociale e politica.
Questo stile di vita va avanti da millenni, dall'inizio della civiltà, e certamente non volgerà al termine.
Ha resistito a piaghe ben peggiori della Covid-19 in passato. (Bisognerebbe insistere su questo punto: la Covid-19 non è la crisi peggiore della storia.)
Ma le città di tutto il mondo saranno sicuramente ridefinite da questa crisi.
Anche questi erano processi già in corso, il coronavirus ha dato solo un'ulteriore spinta.
La vendita al dettaglio tradizionale sembra spacciata.
È probabile che in futuro avremo bisogno di meno uffici e che molti dipendenti, consapevoli di poter svolgere gran parte del lavoro da casa, vogliano continuare con lo smart working anche dopo la crisi. Internet aveva già reso anacronistico l'ufficio del Novecento e questo nuovo modo di lavorare potrebbe essere il cambiamento più rivoluzionario causato dalla situazione attuale.
Soprattutto perché scatenerà un effetto domino capace di trasformare la quotidianità delle persone e sfumare il confine, artificiale ma comunque marcato dall'esistenza di un luogo chiamato “ufficio”, tra “vita privata” e “lavoro”. Forse con molte conseguenze positive. Ma i quartieri commerciali delle città ne soffriranno. I ristoranti faranno fatica a rimpiazzare i lavoratori della pausa pranzo con altri clienti. Le stazioni dei pendolari sembreranno vuote e molti dei negozi e dei bar che oggi li animano, scompariranno. Mentre l'attività economica migra verso Internet (e all'interno di magazzini circondati dal nulla), il centro città si svuota. Vedendo da che parte tira il vento, il governo britannico ha già annunciato nuove regole per convertire più facilmente i negozi in uffici e case. Le vie del centro, una volta brulicanti di attività e oggi con le serrande tristemente abbassate per la violenza del virus, cercheranno di reinventarsi sotto forma di spazi residenziali. E potrebbero riuscirci, vista la mancanza di alloggi, soprattutto per i giovani.
Certo è che “l'ufficio”, nella sua gloriosa incarnazione novecentesca, era anche luogo di interazione sociale, una piazza pubblica, in un certo senso. (In America questo aspetto è espresso con la sineddoche del “distributore dell'acqua”.)
Anche questa piazza andrà persa, forse sostituita da altre, molte delle quali online.