Presto l'espressione inglese “car talk” avrà un significato molto più ampio rispetto alla definizione attuale, limitata a quelle occasioni in cui gli appassionati di motori si incontrano per chiacchierare di cavalli, coppie e turbocompressori.
E questo perché saranno le automobili stesse che inizieranno a chiacchierare. Per una serie di svariate ragione che illustreremo, il veicolo che guidate oggi sarà presto impegnato a condividere informazioni con altri automobilisti, così come con i semafori, i segnali stradali e...una serie di altri elementi di arredo urbano.
“Tutto cio fa parte della "lunga marcia” verso la realizzazione di veicoli pienamente autonomi”, afferma Nick Cook, responsabile innovazioni presso la società di consulenza Intercede, che sta supportando buona parte dei processi di sviluppo di connected car attualmente in corso nel Regno Unito e in Europa.
“Queste sperimentazioni stanno aprendo la strada ad un'era in cui le auto saranno driverless - prive di conducente -spiega Cook - attraverso la rifinitura dei sistemi di informazioni di cui i veicoli autonomi avranno bisogno per poter funzionare. Con un graduale inserimento di connected cars sulle strade, sarà possibile rendere visibili alcuni dei vantaggi che aumenteranno quando la maggior parte delle auto potrà essere utilizzata senza conducente.
Cook attende il momento in cui le auto potranno dialogare con i veicoli che le circondano, così come con gli strumenti che controllano il flusso del traffico nelle aree urbane o in autostrada.
“E questo non riguarda solo il veicolo che vi sta di fronte, ma anche il veicolo che sta davanti al camion che vi precede" prosegue Cook.“ Lo scorrimento del traffico sarà più fluido, con un importante impatto sul risparmio di carburante, sulla riduzione del numero di incidenti, così come dell'inquinamento atmosferico”.
Semaforo verde
Il processo sperimentale in corso sta verificando modalità di condivisione di dati diverse per camion, auto e semafori. Alcune prevedono l'inserimento di sensori su determinati tipi di veicoli, come ad esempio gli autobus, per attivare i segnali stradali man a mano che vi si avvicinano, in modo tale da consentire loro di rispettare i propri orari. Altre, applicano lo stesso sistema alle ambulanze, realizzando “corsie verdi” che permettono di acquistare velocità e assicurare così il trasporto più rapido possibile del paziente in ospedale.
Sperimentazioni di minore importanza stanno invece esaminando gli effetti della condivisione di informazioni sulla velocità tra alcune auto che viaggiano vicine, autonomamente, su strade più veloci, ad esempio le autostrade. I veicoli in testa ai diversi gruppi comunicano ciò che vedono, ad esempio, un rallentamento nel traffico, e avvisano gli altri veicoli in caso di frenate improvvise. Dotati di queste informazioni, i veicoli che seguono possono così agire di conseguenza ed evitare tamponamenti o manovre improvvise causa spesso di ingorghi immotivati.
Mentre l'obiettivo dell'autonomia totale è evidente, il suo raggiungimento richiederà numerose fasi intermedie, prosegue Cook.
Uno dei problemi da superare oggi è che la maggior parte delle auto, oggi, è in grado di raccogliere in modo eccellente informazioni su ciò che stanno facendo, ma solo poche - finora, almeno - le possono condividere. “Le attuali architetture interne dei veicoli non sono propriamente progettate per essere connesse” spiega Cook. “Questo perché abbiamo progettato veicoli con connettività ridotta o addirittura assente,ritenendo non si trattasse di qualcosa di necessario.”
Le auto vengono attualmente dotate di un proprio indirizzo di rete esclusivo oppure di un hotspot Wi-Fi portatile , ma il loro numero è ancora ridotto e sono tendenzialmente molto costose.
È probabile che i primi tentativi di comunicazione tra auto avverranno attraverso un sistema integrato sui veicoli esistenti, forse tramite la mediazione di uno smartphone. Le informazioni saranno fornite al conducente affinchè possa decidere come agire, anzichè lasciare che sia l'automobile a farlo.
Traffico in tilt
Gli studi tentano, inoltre, di capire quali tecnologie sono destinate ad essere più utili, conclude Cook. Un problema da risolvere è quello relativo alla velocità con la quale i dati sono condivisi. Alcuni dei protocolli dati wireless suggeriti per le automobili connesse sono adattati a tecnologie per i telefoni cellulari di quarta e quinta generazione. Tale velocità è più che sufficiente per le persone, ma per le macchine - chiamate ad elaborare i dati ed agire con maggiore rapidità- potrebbe non essere abbastanza. Un'altro standard , Dedicated Short-Range Communications, è in fase di sviluppo per essere specificamente calibrato sulla condivisione di dati tra auto.
Ovviamente, esiste un ulteriore ed importante problema: la sicurezza.
Le auto sono già data logger, spiega Ken Munro, esperto di sicurezza, ed il valore di quei dati è evidente per gli assicuratori, che li utilizzano prontamente per comprendere le dinamiche di un incidente o valutare lo stile di guida dell'assicurato e decidere in quale classe di rischio inserirlo.
Questi dati sono destinati a diventare sempre più preziosi, in particolare anche per hacker, cracker e aggressori telematici che diffondono virus o effettuano attacchi online. I problemi potrebbero essere generati intenzionalmente e con l'idea di danneggiare i sistemi , ma anche per errore, spiega Munro, che di recente ha scoperto un pericoloso bug nel sistema di sicurezza di una casa produttrice di automobili.
“Immaginiamo cosa potrebbe accadere se le comunicazioni tra i veicoli non fossero sicure” aggiunge. “Un hacker comunica al camion numero due che il suo è il camion numero uno e gli invia questo messaggio: ‘Seguimi, svolta subito a destra per evitare un incidente.'
“Potrebbe essere l'inizio di una giornata terribile.”