“Il pilota è come un fantino” disse una volta Enzo Ferrari, “perché deve amministrare saggiamente le possibilità del motore”; “Il motore non ragiona, il pilota sì” confermò Niki Lauda. Oggi però i costruttori di automobili amano mettere in discussione queste verità: e se una macchina potesse inglobare dentro di sé entrambi i ruoli, quello del motore e quello del fantino? È quello che succede nei veicoli a guida autonoma, una realtà sempre più concreta che si sta ritagliando uno spazio anche nelle competizioni e che gli ingegneri di domani devono mettere in conto nella costruzione delle loro competenze.
FORMULA DRIVERLESS
Ne è un esempio il campionato di Formula SAE, una competizione che coinvolge studenti universitari di tutto il mondo e che vede scontrarsi in una serie di prove dei prototipi di vetture formula progettati, costruiti e testati dai team di studenti. Nell'ultima edizione di Formula SAE Italy, disputata sul circuito di Varano de' Melegari lo scorso luglio, erano presenti tre diverse categorie, una per i veicoli con motore a combustione interna, una a propulsione elettrica e la Formula Driverless per i veicoli a guida autonoma. La vittoria in quest'ultima categoria se l'è aggiudicata il team della Sapienza di Roma portando in gara la “Gajarda”, una vettura nata nel 2017 e resa autonoma per l'edizione di quest'anno: se la macchina di per sé è frutto di scelte ingegneristiche molto innovative (ad esempio, è stata l'unica in tutto il campionato ad avere un motore a combustione interna e una trasmissione integrale), per creare un sistema driverless funzionante il team ha puntato su soluzioni che fossero semplici ma efficaci.
DAL MINI PC ALLA MACCHINA CHE GUIDA DA SOLA
La Sapienza Corse è riuscita a convertire la propria vettura in driverless nel giro di qualche mese, con un approccio alla sfida della guida autonoma molto simile a quello adottato da molte delle più famose aziende automobilistiche. Per la parte hardware, il loro veicolo si basa su un mini PC fanless con processore Intel i7, utilizzato per l'elaborazione delle immagini catturate dalle stereocamere, e su una scheda programmabile utilizzata per controllare tutti gli input provenienti dai sensori e gli output verso i sistemi di controllo. Per quanto riguarda invece il software, la prima parte di elaborazione delle immagini si basa su un algoritmo in linguaggio C++ scritto dal team e la seconda parte su un codice di controllo scritto utilizzando LabView, un software per il controllo di questo tipo di schede programmabili. Un sistema poco sofisticato, che però ha pemesso alla Sapienza Corse di essere l'unica squadra a completare tutte le prove dinamiche della categoria driverless e a dimostrare che la guida autonoma è una possibilità molto concreta sia per le competizioni, sia per la guida quotidiana.
IN GARA E IN STRADA
Un software che al posto nostro prende decisioni simultaneamente agli input ricevuti da radar, telecamere e sensori potrebbero presto diventare la norma anche sulle auto che circolano per le strade, con parecchi benefici per i passeggeri e viaggi più sicuri grazie all'eliminazione dell'errore umano tra le possibili cause di incidente. Ma il driverless si sta affacciando anche sul mondo delle corse, che per di più diventano – come nel caso della Formula Driverless all'interno del campionato di Formula Sae – un terreno di prova per quello che potrebbe succedere sulle strade tra qualche anno. Competizioni come la Formula 1 hanno da sempre portato le innovazioni introdotte nel motorsport nella vita quotidiana; avere competizioni driverless potrebbe significare avere un'innovazione più spinta nel campo della guida autonoma.