Rohan Silva e l'avventura di Second Home
"Ci troviamo a Brick Lane, nel cuore di Londra Est, perché non vogliamo solo occuparci di tecnologia, vogliamo essere dove la moda s'incontra con il design, il design con l'arte, l'arte con la finanza, con la tecnologia e così via,' dice Silva, mentre sorseggia dalla tazza di Nude Espresso. ‘Non ci interessa essere come Palo Alto, nella Silicon Valley: Palo Alto è una monocultura, un posto piuttosto noioso… Quello che è emozionante, invece, e che credo sia una caratteristica della nostra era, è che adesso le grandi aziende vogliono stare a fianco alle piccole, per essere più vicine all'innovazione.' È così che Rohan Silva ha riassunto l'esperienza Second Home, parlando recentemente col Financial Times della nuova creatura fondata da lui e dal suo socio Sam Aldenton.
Silva è considerato uno dei personaggi più innovativi del panorama globale: è a lui e alla sua consulenza al governo inglese che si deve la nascita a Londra della Tech City, considerata a tutti gli effetti, insieme a Berlino, la risposta europea più credibile al modello Silicon Valley. Ed ancora: è grazie alla capacità di persuasione di Silva che Google impianta a Londra il suo primo campus europeo.
Second Home è il tentativo di dare uno spazio fisico a una serie di ragionamenti attorno a cui, secondo Silva e altri pensatori, ruoterà il nostro modo di lavorare e di fare impresa nel futuro. Il risultato sono oltre 7.000 metri quadrati progettati dallo studio di architettura spagnolo Selgas Cano nel sito post industriale di Brick Lane, zona rinomata ormai da qualche lustro per ospitare il meglio della creatività giovanile di base a Londra.
Dentro Second Home hanno sede alcune selezionate imprese, molto diverse da loro per dimensione - si va dall'agenzia di marketing online che ha lavorato all'ultima campagna di Barack Obama, alla start up che si occupa di dating online, fino ad alcune grosse società di venture capital – tutte unite dalla voglia di innovare e dall'esigenza di basare il proprio modello di business sullo scambio e sull'incrocio di idee e di modelli. L'obiettivo è che uno più uno faccia più di due, che da un caffè preso insieme nel bar comune possa nascere un'idea nuova, che chi si occupa di immaginare il futuro a qualsiasi livello possa appunto trovare lì una "seconda casa".