Fino a qualche decennio fa, immaginare macchine intelligenti e automi dalle sembianze umane significava muoversi nel terreno della fantascienza: saghe letterarie e cinematografiche – basti pensare a 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e all'omonimo romanzo di Arthur C. Clark da cui è tratto, o al colossal di Ridley Scott Blade Runner, ispirato al romanzo di Philip K. Dick Il cacciatore di androidi – hanno infatti costruito interi universi su questi assunti, creando mondi paralleli in cui proiettare tali rappresentazioni. Alcune di queste previsioni si sarebbero poi rivelate errate; altre, invece, sorprendentemente accurate. La ricerca scientifica e quella applicata – in particolar modo discipline come la logica computazionale, la fisica sperimentale, l'ingegneria informatica, ma anche la psicologia cognitiva, lo studio della rappresentazione della conoscenza e del linguaggio – hanno compiuto passi in avanti così significativi che il ventunesimo secolo passerà alla storia come caratterizzato dall'utilizzo massiccio di sistemi di Intelligenza Artificiale (IA) e strumenti di robotica.
L'impiego di IA, soprattutto quella di tipo generativo, e l'uso di robot sono al centro del dibattito pubblico e si moltiplicano le iniziative istituzionali volte a comprendere l'impatto e le conseguenze di tali tecnologie. L'interazione tra esseri umani e macchine intelligenti governate da algoritmi solleva numerosi quesiti di tipo etico e morale, che dovranno essere affrontati in maniera attenta e precisa dalla comunità scientifica tutta e dai vari attori, nazionali e internazionali, evitando soluzioni affrettate e slogan allarmistici. Considerando in un futuro prossimo la sempre maggiore complementarità tra uomini da un lato, e macchine dall'altro, interrogarsi su cosa queste ultime non siano in grado di fare rispetto ai primi può rappresentare un interessante punto di partenza nella definizione del rapporto che lega entrambi.
Giuseppina Gini, Professoressa Associata di Robotica presso il Politecnico di Milano, autrice e coordinatrice di numerosi progetti di ricerca italiani ed europei, alla domanda in questione – cosa non sono ad oggi capaci di fare i robot e l'IA – precisa: «Quello che oggi robot e IA non sanno fare è lo stesso di quello che non possono fare. Lo sviluppo della scienza e della tecnologia è certo guidato dal desiderio di conoscenza ma anche dall'obiettivo di produrre di più. Ciò che è e sarà disponibile è quello che ha un potenziale di utilizzo. Per esempio, un robot oggi è una struttura rigida, con una mobilità ridotta e non può assumere tutte le posizioni che sono possibili per gli esseri naturali. Ma questo non è un limite teorico: basterebbe aggiungere gradi di mobilità e attuatori in più, ma a chi potrebbe interessare? Un altro esempio, legato all'IA, è la capacità di gestione della novità. Oggi i sistemi di deep learning sono molto efficaci nel riconoscere oggetti e persone da immagini, apprendendo da una grande quantità di immagini opportunamente etichettate. Quella che assegnano alla nuova immagine è quindi un'etichetta fra quelle note, oppure un non-riconoscimento. Anche questo non è però un limite teorico insuperabile. In molti casi basterebbe aggiungere un maggior numero di etichette. Più in generale, occorrerebbe aggiungere regole di somiglianza per assegnare oggetti mai visti alle categorie più simili. La maggiore differenza tra quello che apprendono gli umani e quello che apprendono i sistemi di IA è il ruolo dell'esperienza sensoriale nel produrre conoscenza. Per gli esseri umani, tutta la conoscenza è mediata dagli stimoli sensoriali, ed è in continua evoluzione. Le macchine non interagiscono e non imparano dall'esperienza sensoriale, e quindi la conoscenza è loro introdotta in forma di dati e di regole. Finora gli esperimenti per far acquisire ai robot conoscenza attraverso la continua interazione con l'ambiente sono solo agli inizi».
Completa mobilità, apprendimento e catalogazione di nuove informazioni e ruolo dell'esperienza sensoriale nella produzione di conoscenza: questo è quello che macchine e agenti intelligenti sembrano, per ora, non poter fare. Saranno queste le prossime rivoluzioni in materia di IA e robotica?