“Ho sempre voluto lavorare in un'azienda manifatturiera che producesse auto o parti di auto”, racconta Eduardo. L'occasione si è presentata a metà del suo percorso universitario in ingegneria all'Università Iberoamericana di Leon quando Pirelli decide di aprire una fabbrica a Silao, nella regione dello Guanajuato, poco a Sud di Leon.
Come è andata?
“Pirelli cercava giovani ingegneri nella mia università e alcuni studenti dell'ultimo anno sono stati presi per uno stage. Si sono trasferiti in Romania per imparare i processi produttivi. Appena ho avuto i requisiti per candidarmi, ho fatto anche io l'application e dopo qualche colloquio mi hanno preso: il mio primo giorno in Pirelli è stato il 19 febbraio 2012”.
Di cosa ti occupavi?
“Il mio compito riguardava la pianificazione della produzione, ma la fabbrica non esisteva, era in costruzione, per cui ci occupavamo dell'approvvigionamento delle materie prime e dei semilavorati, soprattutto provenienti dal Brasile, in attesa che venissero installati i macchinari. Di fatto ho visto nascere la fabbrica e ho avuto la possibilità di occuparmi della fase di start up, è stata una bellissima esperienza”.
Poi è iniziata la produzione...
“Sì e ho iniziato a occuparmi della pianificazione della produzione. Dopo due anni, ho avuto una nuova opportunità e ho cominciato a interfacciarmi con l'Headquarter in Italia per pianificare la produzione di pneumatici in fabbrica. Con questo nuovo ruolo ho avuto la possibilità di comprendere le dinamiche di mercato e le previsioni di vendita, oltre agli obiettivi di efficienza e produzione.”
Come è proseguito il tuo percorso?
“Mi hanno proposto di diventare responsabile della produzione di una delle cinque fabbriche di cui è composto l'impianto produttivo di Silao, la divisione che si occupa di semilavorati, dove si fanno tutte le diverse parti del pneumatico. Un ruolo importante perché sei responsabile di ogni cosa, soprattutto della sicurezza di chi lavora e della qualità della produzione. La nostra missione è zero incidenti, qualità ed efficienza. La soddisfazione più grande è stato il lavoro di squadra. Questa esperienza mi ha permesso poi di tornare in pianificazione, ma questa volta di tutta la fabbrica con un rapporto diretto col capo fabbrica e le controparti commerciali sia statunitensi che messicane”.
Quali sono state le altre sfide per te?
“Curare lo sviluppo della fabbrica, le sfide di industrial engineering, ovvero capire quali sono le opportunità per rendere le attività di produzione sempre più sicure e di qualità. Oggi l'industria si è sviluppata con lo smart manufacturing: avere i dati in tempo reale delle macchine permette di capire cosa sta succedendo e di avere più efficienza, perché riesci a prevedere i problemi e risolverli prontamente”.
Hai avuto possibilità di trasferirti all'estero?
“Nel 2021 mi è stato proposto di andare a Milano, nell'Headquarter, ad occuparmi di pianificazione a livello mondiale. E' il mio attuale lavoro e consiste nell'analizzare la capacità produttiva delle fabbriche di tutto il mondo per capire quanti pezzi produrre e dove con sicurezza e qualità, provando a dare il miglior servizio possibile, rispettando i costi di trasformazione. Inoltre dobbiamo individuare dove ha senso investire per avere un ritorno maggiore anche con una visione sostenibile”.
Cosa consigli di studiare a chi vorrebbe intraprendere un lavoro come il tuo?
“La matematica è fondamentale, ma è anche importante avere una buona conoscenza dei sistemi. Direi che la matematica più il digital sono i due pilastri per chi vuole lavorare nel settore manifatturiero”.
E quali esperienze invece consigli di fare?
“Lo stage è importantissimo. A scuola capisci la logica e la teoria, ti dà la base per sviluppare la testa, ma la relazione con le persone, il lavoro e le priorità si imparano solo con l'esperienza pratica”.
Cosa ti ha colpito di Pirelli?
“Pirelli è una azienda internazionale con una impronta forte in tutto il mondo. Ma è anche flessibile e lascia spazio ai giovani. Se riesci a capire come si può fare meglio, puoi portare avanti le tue idee. Ed è un'emozione sentirsi realizzati sul lavoro.”