Tutti lo conoscono, ma in pochi lo hanno. Tutti lo attendono, ma in pochi possono sfogliarlo. E' il Calendario Pirelli, il più esclusivo e famoso del mondo, che da sempre celebra l'estetica attraverso l'arte della fotografia.
Così, come ogni anno, c'è grande attesa per l'edizione 2016 di The Cal™, come viene comunemente chiamato, affidata a Annie Leibovitz. La fotografa statunitense, una delle più grandi ritrattiste al mondo, ha immortalato, tra le altre, la leggenda del tennis Serena Williams, la prima a rivelare, twittando a due mesi dal lancio, di essere “molto felice di essere parte del prossimo Calendario Pirelli”. Oltre a lei, il Calendario 2016 ospita donne protagoniste dei nostri giorni, come le attrici Amy Schumer e Yao Chen, le artiste Yoko Ono e Patti Smith, la regista Ava DuVernay, l'autrice e critica Fran Lebowitz e la blogger Tavi Gevinson.
Celebre per la sua sensualità, The Cal™ ha ospitato diversi ritratti senza veli, ma quella 2016 sarà un'edizione senza nudi, come già successo non solo nelle prime edizioni degli anni '60, ma anche, più recentemente, nel 2008 con Patrick Demarchelier e nel 2013 con Steve McCurry. Con o senza veli, l'iconicità di The Cal™ è incontestabile.
Lo dimostra il fatto che vi hanno preso parte alcuni dei più grandi fotografi al mondo. Oltre a Annie Leibovitz, che già aveva scattato l'edizione del 2000, anche nomi come Herb Ritts, Mario Testino, Bruce Weber, Richard Avedon, nonché maestri del passato, come Brian Duffy, Terence Donovan, Norman Parkinson.
Sebbene The Cal™ abbia ritratto anche alcuni uomini, a renderlo famoso sono state soprattutto le donne.
The Cal™ annovera tra le sue “conquiste” alcune tra le donne più belle del mondo: Kate Moss vestita di perle, Helena Christensen coperta da noci di cocco, Lou Doillon che indossa solo una camicia. Non solo top model, ma anche stelle del cinema, tra le quali Sophia Loren, Siena Miller e Daryl Hannah. O anche, più semplicemente, donne sconosciute.
Come nel caso del 1969, quando il fotografo Harry Peccinotti (autore anche del Calendario 1968), è andato su una spiaggia di Big Sur, in California, e ha trasformato in modelle delle bellezze non professioniste.
“È un progetto artistico originale, un autentico specchio dello stile del momento, per la scelta dei fotografi e per il modo in cui rappresenta il corpo femminile”, commenta Francesco Guidicini, fotografo italiano che si è imposto tra i più famosi ritrattisti a Londra. “Il mio preferito? Il Calendario scattato da Herb Ritts alle Bahamas”.
In altre parole, il Calendario Pirelli è uno dei barometri dell'estetica del momento. La prima edizione, del 1964, aveva immortalato i swinging Sixties in tutta la loro gloria e il loro spirito democratico: senza grandi artifici né modelle famose, rifletteva la voglia di evasione di quegli anni attraverso la scelta di mete esotiche, come Mallorca, la Giamaica, la Tunisia e la California.
Nel 1974 la pubblicazione è stata sospesa a causa della crisi energetica, ma il Calendario è tornato nel 1984, con qualche riferimento discreto al prodotto come tracce di pneumatici sulle spiagge delle Bahamas, dove le modelle posavano per il fotografo Uwe Ommer.
Nel 1987 l'edizione di Terence Donovan ha ritratto soltanto modelle di colore, inclusa una Naomi Campbell sedicenne agli inizi della sua carriera.
Nel 1994, un nuovo cambiamento: niente più riferimenti al prodotto, un taglio prevalentemente artistico e una selezione di top model immortalate da Herb Ritts, sempre alle Bahamas: Cindy Crawford, Helena Christensen, Kate Moss e Karen Alexander. Era l'inizio di un'era di grande libertà espressiva, per i fotografi, per le modelle e per il Calendario Pirelli stesso.
Un anno è il tempo che ogni calendario scandisce e un anno è il tempo necessario per mettere a punto il Calendario Pirelli. All'inizio dell'anno si ragiona sull'idea, nella tarda primavera si scatta, in autunno viene presentato in anteprima, prima della sua distribuzione – rigorosamente a tiratura limitata - a inizio anno. Le immagini, destinate inizialmente alla rete di vendita Pirelli, sono diventate nel tempo oggetto di libri e mostre e fanno ormai parte integrante della storia della fotografia.
Una fotografia espressione di libertà e bellezza.