Il Calendario Pirelli è un grande migratore. Nella sua storia ha errato in lungo e in largo per il mondo, inserendosi in luoghi emblematici e spettacolari. Sfogliare le pagine delle 43 edizioni di The Cal™ significa viaggiare ripercorrendo passaggi rivelativi della geografia del costume. Negli anni Sessanta il Calendario Pirelli aveva come scenari i pontili di Maiorca, gli ombrelloni della Costa Azzurra, galoppava sulle spiagge del Marocco o a dorso di cammello tra panorami della Tunisia, quando le mete prescelte per gli shooting erano i confini del Mediterraneo.
Nel 1969 il Calendario comincia a sognare la California, i bikini fioriti e le scogliere di Big Sur. L'anno successivo sbarca per la prima volta a Bahamas. I Caraibi diventeranno uno dei suoi habitat preferiti. L'edizione del 1970 è un punto di svolta: ci sono le prime foto di trasparenza, vedo e non vedo, si capisce che la nudità sulla battigia di quelle spiagge dorate è concessa. L'anno successivo in Giamaica il primo nudo in controluce. Nel 1974 i tropici hanno i colori delle isole Seychelles. Ma è nella prima edizione, dopo la pausa 1975-1983, che esplode, nuovamente a Bahamas, l'erotismo più evidente. Si capisce che il messaggio coinvolge anche una nuova idea di comunicazione e marketing: le impronte del Cinturato Pirelli sono impresse sui corpi completamente nudi delle modelle. Ma non ci sono solo mete esotiche. Per esempio nel 1985 a Edimburgo, Norman Parkinson , scatterà in un set che occhieggia alle mille luci neoclassiche dei nuovi grandi hotel. L'impegno nel viaggio è ancora relativo. Non a caso Terence Donovan, che firma il 1986, scatterà a Bath, in Inghilterra un The Cal™ dedicato alla bellezza delle donne africane con gioielli incisi dalla traccia dei pneumatici. Le luci sembrano quelle della savana prima di un temporale, ma la vera distanza è incolmabile. Negli anni Novanta la Spagna vive un momento di boom. Pirelli scatterà nel 1990 a Siviglia, una surreale rievocazione delle Olimpiadi (che preludono a quelle vere di Barcellona 1992) e proprio nel '92 a Almeria prende vita un'idea celebrativa della mitologia orientale secondo Clive Arrowsmith. Dal 1995 e per cinque anni, saranno invece gli Stati Uniti il centro di produzione di The Cal™, che anticiperà i temi più forti dell'immagine fashion, incaricando Peter Lindbergh, Richard Avedon, Bruce Weber, Herb Ritts, Annie Leibovitz di interpretare storie di una femminilità cosmopolita, non connessa ai luoghi. Nel 2001 e nel 2003 le due tappe italiane, con Mario Testino a Napoli e Bruce Weber in Cilento e a Paestum, dove emerge la volontà di riconnettere al Bel Paese e al senso comune del Made in Italy, il progetto di comunicazione del Calendario, senza rinunciare alle firme più glamour e sofisticate della fotografia. Ma i viaggi più avventurosi il Calendario Pirelli li affronta dal 2005, quando con Patrick Demarchelier comincia a svelare il Brasile, che sarà raccontato anche da Terry Richardson nel 2010 e da Steve McCurry nel 2013. Viene enfatizzata la vocazione al reportage fotografico. Il Calendario si trasforma in un vero e proprio esploratore di luoghi, costumi e sapori intercontinentali. Come per esempio nel 2008 a Shanghai ancora con l'obiettivo di Demarchelier. Oppure nel 2009 quando Peter Beard racconta il delta del fiume Okavango in Botswana, coinvolgendo la natura selvaggia negli scatti. Oppure quando Mario Sorrenti racconta l'asprezza della Corsica nel 2012. Le luci di questi calendari risentono della scelta geografica, dell'attitudine nomade, del fatto che il viaggio esotico è diventato oggetto del desiderio. Almeno fino a quando, come avvenuto nell'ultimo triennio, The Cal™ fa il suo ritorno negli studi fotografici. Quest anno Peter Lindbergh è tornato a girovagare, tra New York, Berlino, Londra, Le Touquet, Los Angeles, tra studi e spazi aperti, coinvolgendo anche sprazzi di metropoli, che sono le mete di un percorso internazionale che rimane nel DNA di The Cal™.