Quando Peter Lindbergh arriva sul set del suo primo Calendario Pirelli, l'edizione 1996, sono quasi 20 anni che fotografa da professionista.
Ha superato i 50 anni. E' nel pieno della sua maturitа artistica. Ha tracciato le linee guida di uno stile che poi saprà evolvere, diversificare e strutturare in modo sempre più forte. Ma ha già manifestato la sua passione per l'immagine in bianco e nero. Ha da poco pubblicato il suo primo libro, Women by Peter Lindbergh (1993), e si è affermato come fotografo di moda, con uno sguardo netto e originale che supera l'espressione commerciale del fashion per abbracciare la profondità dei ritratti. Per questo è molto apprezzato da riviste, come Vogue Francia, che sono alla ricerca di una maggiore profondità nel racconto estetico.
Lindbergh affronta il set di El Mirage in California, con prudenza. Ha scelto una location suggestiva, un pianura arida caratterizzata dalla presenza di un lago secco. E' come se fosse un deserto, con i suoi riverberi e il calore asfissiante, ma non c'è la morbidezza della sabbia. Piuttosto si è circondati dal nulla. E' un luogo che gli appassionati di velocità usano per sperimentare auto, motociclette e prototipi di aerei.
Lindbergh in ogni caso costruisce un suo palcoscenico. Porta i grandi proiettori di luce artificiale per creare un contrasto con quella bianca che la natura gli offre. Fa montare un fondale nero, come se cercasse protezione e volesse edificare un suo spazio. Ma non vuole estraniarsi dal contesto, che lascia filtrare attraverso spazi contingentati e precisi. E solo dopo aver edificato le sue sicurezze chiede alle modelle di entrare nella scena artistica. Ha chiamato la vietnamita, Navia Nguyen una delle prime top orientali, c'è Eva Herzigova a soli 22 anni, l'espressione più matura di Nastassja Kinski con i suoi 35 anni, ci sono Kristen McMenamy, e Tatjana Patitz. E, infine, c'è Carré Otis. E' la moglie di Mickey Rourke, che in quel momento è l'attore simbolo della seduzione planetaria dopo il successo di “9 settimane e mezzo”. Lei, californiana, gioca in casa. Conosce l'atmosfera torrida che può diventare seducente, del profondo West. Ha iniziato la carriera come modella di Playboy, ma si è consacrata come attrice con “Orchidea Selvaggia”. E' la nota erotica che Lindbergh cerca per distaccare il suo lavoro da quello delle riviste di moda. La scelta lo premia. Lo sguardo di sfida della Otis, inginocchiata o a cavallo di una semplice sedia di pelle e metallo, entreranno nell'immaginario collettivo della fotografia mondiale.
Per il Calendario Pirelli 1996 Lindbergh lavora con il suo più classico bianco e nero. Accenna i contrasti, marca la profondità fotografica lasciando che ai ritratti precisi con i close-up dei volti decontestualizzati, rispondano immagini che abbracciano il paesaggio con lo sguardo che fugge in una prospettiva profonda.
Il risultato è un calendario potente e fortemente autoriale.