Londra chiama New York.
Il Calendario Pirelli nasce in Inghilterra. Ma, è nella città più potente degli Stati Uniti che prende forma il suo stile degli ultimi 20 anni. Da qui la scelta di rendere omaggio a questo percorso della cultura d'immagine attraverso la mostra “The Cal™: Icons from Pirelli Calendar Collection”, organizzata da IMG con la collaborazione di Pirelli.
Amedeo Turello, fotografo, collezionista di arte fotografica, già curatore nel 2014, con Walter Guadagnini, della mostra “The Cal™ – Collezione Pirelli, Forma e Desiderio” a Palazzo Reale di Milano, racconta questa nuova tappa del percorso espositivo del Calendario più famoso del mondo che ha curato in prima persona.
Perché ha citato subito Londra?
«Non solo per una questione storica. Ma perché Londra nel 1963 era il centro del mondo più evoluto. Così come oggi lo è New York. Così è più facile cogliere il perché di questa mostra con un forte taglio di costume in questa metropoli in cui l'immagine si esprime nella sua forma più avanzata in ogni campo della contemporaneità».
Che luogo è stato scelto per ospitare questa rassegna?
«La Skylight at Moynihan Station nello storico palazzo delle Poste James A. Farley, è una scelta emblematica per collocarsi all'interno delle passerelle di moda. Lì IMG ha creato una lounge speciale per ospitare, durante questo evento, il gotha del fashion system. Luogo e date studiate proprio per celebrare la connessione di Pirelli con questo mondo che è stato ispirante e allo stesso tempo si è ispirato alle immagini che i fotografi scelti da Pirelli hanno creato, intercettando le sensibilità e generando un filone iconografico che viene riconosciuto come unico».
Turello, può approfondire il ruolo dei fotografi di Pirelli?
«È fondamentale, perché sono tutti artisti di primissimo piano e fama mondiale, che Pirelli ha sempre scelto con cura per il proprio talento e perché in quel momento specifico erano gli interpreti migliori in grado di riflettere sull'idea di femminilità».
Faccia degli esempi
«In questo senso uomini della personalità di Herb Ritts, per citare il calendario del 1994 dal quale parte la mostra, Avedon, Lindbergh, Weber, Demarchelier, Lagerfeld, Richardson, Testino, Meisel, sono sinonimo di moda nel senso più autorale del termine. Pirelli li ha lasciati liberi di esprimersi e loro hanno celebrato la donna in modo eclettico e sempre sofisticato. Sono tutte personalità che hanno in New York un punto di riferimento, non solo per i loro studi fotografici, ma anche per la potenza creativa che la città riesce a suscitare».
Scelga una parola per definire il Calendario Pirelli
«Scelgo il termine che sento più ricorrente tra tutti coloro che non solo lo collezionano, ma lo prendono come portatore di uno stile. Il Calendario è: autorevolezza. Non solo per il tasso di qualità con cui è realizzato, ma per i valori che riesce a intercettare ed esprimere. Si è guadagnato così un peso specifico importante nella storia della cultura d'immagine esprimendo contenuti».
Spieghi a chi non si intende di fotografia «Faccio un paragone con un profumo che è diventato un'icona: Chanel N. 5. Probabilmente la maggior parte delle persone non sa riconoscere la sua nota olfattiva, ma utilizza questo esempio come sinonimo di qualcosa che raggiunge il superlativo oggettivo. Ecco allo stesso modo per il mondo della moda e del costume, il Calendario Pirelli rappresenta una certezza che si rinnova ogni anno nella sua veste fotografica, mantenendo inalterati dei valori stilistici».