La mattinata era calda e Giulietta aprì la porta del suo camper e scrutò la natura selvaggia, pensando quanto fosse bella. Sembrava un'ottima scelta, come giornata, per farla finita.
Raccolse il vecchio bastone da passeggio di Derek e scese dal camper, avviandosi lungo il sentiero.
Non era passato molto tempo quando, per comodità, si strinse i lunghi capelli castani in una coda di cavallo, prima di procedere. Superò grandi alberi e macigni che si stavano sgretolando e gole che percorrevano il fianco della montagna.
Prestò scarsa attenzione alla direzione. Camminò e basta. Mentre lo faceva, pensò alla Giulietta di Shakespeare e a come l'aveva fatta finita.
Giulietta si era uccisa per Romeo. Capiva la sua sofferenza e ora questa Giulietta, si disse, avrebbe fatto la stessa cosa. Avrebbe fatto uscire la sofferenza dalla sua vita proprio come si fa uscire il pus da una ferita.
Il sentiero si divideva. Una parte procedeva dritta, l'altra si arrampicava tra le rocce e fu quella la parte da lei scelta.
Si arrampicò, dovendo aiutarsi con il bastone. Il sentiero si fece più angusto e gli alberi le si strinsero intorno su entrambi i fianchi.
Giulietta scrutò il sentiero davanti a sé e notò una chiazza di luce tra le ombre degli alberi. Era ben più in alto di lei e per raggiungerla ci sarebbe voluto un po' di tempo.
Ciò a cui non aveva pensato quando aveva deciso che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno sulla terra era quanta fame avrebbe avuto dopo aver saltato la colazione. Aveva dato per scontato che avrebbe trovato un punto elevato da cui buttarsi ben prima.
Si fermò e pensò al suo Romeo, Derek, e a come si era piantato un coltello nel petto e aveva lasciato un biglietto per dire che era morto per lei. Che l'amava e che lei gli stava cara, ma che non riusciva a ragionare bene e che, con il suo nome sulle labbra, si sarebbe lanciato nel folle nulla oscuro.
Quando Derek si era piantato il coltello nel cuore, era un po' come se lo avesse piantato nel cuore di Giulietta. Da sempre, l'ombra della solitudine e del rimpianto incombeva su Derek, senza che lui sapesse esattamente perché. Poche ore prima dei suoi istanti finali, avevano litigato per qualcosa di sciocco, qualcosa di talmente sciocco che non ne ricordava nemmeno il succo.
Sul suo biglietto c'era scritto che la amava a tal punto da togliersi la vita e ora lei era certa che non avrebbe potuto vivere senza di lui, che lo strazio che provava le si sarebbe lentamente insinuato nel sangue e nelle ossa per stabilirvisi come un parassita.
Giulietta non aveva la minima intenzione di alimentare quel parassita. Avrebbe tagliato i viveri a quel parassita.
La fame le faceva borbottare lo stomaco, ma lei seguitò a salire.
Il sentiero si fece talmente stretto e ripido che lei iniziò a strisciare su mani e ginocchi, senza mai mollare il bastone. I massi sulla pista le strapparono i pantaloni e le graffiarono i ginocchi. Per quanto non fosse direttamente esposta a una fonte di calore e si mantenesse all'ombra degli alberi, grondava sudore.
Finalmente, giunse sulla sommità del sentiero. Riuscì ad alzarsi in piedi, a fare respiri profondi. Era talmente esausta che si posò le mani sui ginocchi e si piegò in due per ricaricarsi. Il sangue le martellava la testa e le faceva pulsare le tempie come se qualcosa al suo interno stesse cercando di scavarsi una via d'uscita.
Quando riprese fiato e il sangue smise di pulsare, si rese conto di essere giunta sull'orlo di uno scosceso dirupo e che, al di là del dirupo, il sole bruciava come un tizzone ardente. Il cielo era di un azzurro irreale e, mentre lei si avvicinava all'orlo del precipizio, guardò davanti a sé e vide gli alberi più in basso e il pendio della montagna. Era verde come l'Irlanda.
Si sporse in avanti e guardò giù.
Era un bel salto. Dal fianco della montagna spuntavano rocce che la attendevano.
D'un tratto, l'aria si rinfrescò e un vento freddo le alitò in faccia. Con il vento in faccia, qualcosa cambiò. Capì, in quell'istante, di non essere debitrice della vita a Derek. Di non essere in debito con nessuno. L'aria fresca, il cielo azzurro e il sole bruciante, tutte le sfumature di verde davanti a lei la rivitalizzarono. Se l'aria poteva cambiare e il sole poteva sorgere e calare e sorgere di nuovo, anche lei avrebbe potuto farlo.
Fu come se davanti a lei si fosse spalancato un portale di verità.
Io non sono un'estensione di Derek e della sua morte. Non lo seguirò nel vortice oscuro.
La tristezza l'aveva travolta, ma ora lei aveva trovato un modo per contenerla, dentro di sé.
Sapeva di dover vivere, perché la vita era bella, piena di momenti difficili, ma bella.
Fece un respiro profondo, si voltò e si mise in cammino per tornare al camper. Aveva fame. Era libera da ogni condizionamento.
Di Joe R. Lansdale