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In the Cal™, uno sguardo dall'interno

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Sin dalle primissime interviste sul Calendario Pirelli, nessun giornalista ha mancato di chiedermi se mi sentissi una sorta di figura di riferimento per le persone con albinismo. Questa domanda era sulla bocca di tutti e mi sono presto resa conto del fatto che non avevano compreso l'intricata complessità del vivere in un corpo come il mio. 

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Non sono in grado di spiegare in maniera esaustiva la mia esperienza come protagonista del Calendario Pirelli senza tentare di farvi capire cosa significa vivere nel mio corpo. È stato proprio il mio corpo che mi ha aiutato a riflettere su concetti quali inclusione, diversità, razza, genere e rappresentazione.

Era la prima volta che andavo a Londra, e per me era tutto nuovo, la città e i suoi abitanti. Quando sono arrivata sul set, tutti mi hanno accolta con gentilezza, prima ancora di fare le presentazioni ufficiali, come fossimo vecchi amici. Grazie a loro la primavera londinese non mi è più sembrata così fredda.

In seguito sono stata accompagnata nella sala con la truccatrice e la parrucchiera, nello spazio magico dove la bellezza viene letteralmente scolpita. Nella mia esperienza di modella, in questa sala ci si può a volte rendere conto che la bellezza del tuo corpo non è propriamente la bellezza che ci si aspetta. Ad esempio, quando mi presento all'hairstylist e lui o lei tenta di 'domare' la mia capigliatura con piastra, spazzola e piega, capisco che la natura dei miei capelli viene ignorata. I miei capelli sono sempre crespi e ogni volta che si tenta di trasformarli in qualcosa che in realtà non sono, mi vengono improvvisamente in mente le mie origini. Quando succede così, quando uno stylist tratta i miei capelli come fossero un bimbo cocciuto che deve essere punito per farlo ubbidire, mi metto subito sulla difensiva, soprattutto per impedire che vengano danneggiati. Quando ho conosciuto l'hairstylist ed il suo team sul set del Calendario Pirelli, avevano già pronti i prodotti e le spazzole adatte ai miei capelli afro.

Inoltre, la poltrona era posizionata in modo da potere guardare il make-up artist. Spesso, infatti, al primo approccio con i make-up artist viene enfatizzato il mio albinismo: infatti si prodigano a correggere le mie sopracciglia, che sono chiarissime, con una matita da occhi marrone. A questo punto muovo il collo all'indietro, evito le loro argomentazioni e spiego con tranquillità e in maniera cordiale che preferisco che le mie sopracciglia non siano colorate. Questa volta invece le mani della make-up hanno indugiato nel kit del make-up … anticipando così le mie indicazioni. Mi ha chiesto se preferivo lasciare ciglia e sopracciglia al naturale. Ho annuito, sorriso e confermato che desideravo lasciarle proprio così.  

Sono così stata pettinata e truccata, senza mai avvertire la sensazione di dovere combattere contro un'immagine che non mi appartiene. Che grande sollievo!  

Si è così tanto parlato di integrazione nel mondo della moda e dei media che a volte mi domando se abbiamo realmente compreso cosa significa. Piccole azioni come queste, che dimostrano appunto la considerazione, spezzano gli standard classici di bellezza e danno vita alle preferenze estetiche, incentivano la possibilità di scegliere e consentono il concetto di diversità e integrazione. 

Il luogo seguente è stato il guardaroba. Mentre ci stavamo ancora preparando, sono stata avvolta da un abito giallo che lasciava la schiena scoperta. Mentre la stylist mi sistemava il vestito sulla schiena, mi ha chiesto se mi sentissi a mio agio con la schiena nuda. Ho molto apprezzato il fatto che mi abbia chiesto se mi sentivo “a mio agio”. La domanda mi ha riportato ad una conversazione che avevo avuto con la mia sorella maggiore prima di partire per l'aeroporto. Siccome non poteva partire con me, si assicurò che che le sue parole di rassicurazione e i suoi consigli mi avrebbero accompagnata per tutto il viaggio. 

“So che questa è un'opportunità molto importante" mi disse, “ma non avere mai paura di dire 'no' a qualsiasi cosa tu non voglia fare.”  

Le sue parole volevano dirmi di non dimenticare mai il mio corpo di donna. Mia sorella mi stava dicendo che la scelta di ciò che voglio fare con il mio corpo spetta esclusivamente a me. Nel camerino di prova, ritornando al presente, non mi ero neppure accorta che la mia schiena era parzialmente scoperta. Guardai quindi la stylist e la ringraziai per essersi preoccupata e premurata che io fossi a mio agio, pur in una situazione apparentemente banale. La rassicurai che non c'erano problemi.

Un altro evento di grande significato è stato quando Tim Walker mi ha affidato il ruolo della Principessa di Cuori. Diddy ha spiegato il concetto in maniera estremamente chiara alla conferenza stampa organizzata per il lancio del Calendario. La gente di colore non deve vedersi solamente in manette, ha spiegato. Ovviamente il suo discorso si riferiva ad uno stereotipo che riguarda l'associazione di un'unica verità ad un'immagine. Si tratta di vedere un'immagine e di imprigionarla all'interno di una sola storia. In questo modo si creano delle barriere che ci impediscono di esplorare la nostra capacità umana.  

Tengo a mente questo concetto ogni volta che un giornalista mi chiede di spiegare le discriminazioni che ho subito in quanto persona con albinismo in Sud Africa”. Quando mi viene posta questa domanda, mi sento come la persona di colore in manette, obbligata a fornire una spiegazione semplicistica. Ecco perché per me è così importante andare oltre l'importanza della rappresentazione quando mi esprimo in pubblico, e in particolar modo con i media, e ciò regge il potere di forgiare e fortificare le percezioni.

Tim mi ha offerto un ruolo che non mi vincolava alla mia diversità. Il ruolo che Tim ha creato non teneva in alcun conto il mio albinismo.  Tim ha accolto la mia diversità senza tagliarla fuori. 

Ho anche pensato a come Pirelli ha rispecchiato le idee estetiche nel corso degli anni. Nel 1987 il cast era composto esclusivamente da donne di colore. Nel 2016 le donne sono state scelte per le loro storie piuttosto che per la loro sensualità. Nel 2017 le donne sono state immortalate come appaiono in realtà invece che come il mondo le vorrebbe.
Adesso siamo nel 2018, che corrisponde al 45° anniversario del Calendario , e ci stiamo impossessando delle possibilità e dei sogni che appartengono a chiunque sia abbastanza coraggioso di accedervi. 

“È  da quando sono caduta in quella tana di coniglio che mi dicono cosa devo fare e chi devo essere. Mi hanno accorciata, allungata, ingrassata e perfino messa in una teiera. Sono stata accusata di essere Alice e di non essere Alice. Ma questo è il mio sogno. Ora decido io quello che succede.”

di Thando Hopa


BIOGRAFIA

Thando Hopa è un'appassionata “campionessa di diversità” che ha lasciato il segno a livello globale, contribuendo anche alle discussioni politiche delle Nazioni Unite sull'albinismo. Ha temporaneamente accantonato la carriera legale per concentrarsi sui suoi altri interessi, è la prima sudafricana nera a posare per il Calendario Pirelli, fotografata per l'edizione 2018 da Tim Walker accanto a icone come Whoopi Goldberg, Sean "Diddy" Combs, RuPaul e Naomi Campbell. Superando le sfide affrontate regolarmente dalle persone con albinismo per eccellere in varie professioni, Thando è un modello per i giovani che sono diversi e promuove con orgoglio l'accettazione di sé e degli altri.